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Cosa succede se Aleppo cade?

Aleppo Siria

Di Azeem Ibrahim. Al-Arabya (07/05/2016). Traduzione e sintesi di Sebastiano Garofalo.

L’aspetto più significativo dell’attuale “cessate il fuoco” in Siria, ormai sull’orlo del baratro, è che la città di Aleppo sia stata inclusa nel piano di tregua solo all’ultimo minuto. I russi infatti non hanno interrotto le operazioni di bombardamento fino all’ultimo.

Per quale motivo? Apparentemente perché Aleppo è controllata dai terroristi: i russi parlano di ribelli che non combattono al fianco del loro alleato Assad. Dal momento che Mosca non fa distinzione tra combattenti di Daesh (ISIS) e ribelli non collegati ad esso, ha dichiarato che le operazioni di bombardamento sono il frutto della medesima battaglia che Stati Uniti e Occidente stanno conducendo contro il jihadismo globale e quei gruppi che sono, o sono stati, alleati dell’Occidente. Ma è anche contro i ribelli che si sono duramente contrapposti sia al presidente Assad sia a Daesh.

Nella realtà, però, Aleppo è un obiettivo sensibile perché capitale economica della Siria. Finché è rimasta sotto il controllo dei ribelli, l’opposizione ha potuto giovare di una base operativa altrettanto forte quanto quella damascena. I russi, insieme al presidente siriano, credono che la presa di Aleppo sarà il punto di svolta decisivo nel conflitto contro i gruppi non legati a Daesh. Come è naturale che sia, la riconquista di Aleppo non porterà automaticamente a una vittoria risolutiva, ma rafforzerà la posizione di Assad in modo significativo, sia strategicamente che psicologicamente.

Trovandosi a 50 km dal confine turco, Aleppo è il fulcro logistico delle operazioni militari dei ribelli. Attaccata su tutti i fronti, soltanto nel nord della città resta ancora aperto un corridoio che permette il rifornimento ai ribelli. Le forze di Assad e quelle russe stanno portando avanti una crescente offensiva militare che li porti alla conquista di questo corridoio settentrionale. Assediando la città sperano di costringere i combattenti locali (e la popolazione civile) alla resa.

Cosa accadrà quando la città alla fine capitolerà? Finirà mai lo spargimento di sangue? O, per lo meno, la situazione migliorerà? Nel migliore dei casi, la violenza scemerà ma solamente dopo una resa incondizionata dei gruppi ribelli. Nella strategia di Assad e, soprattutto dei russi, ciò che è più importante è che la città non possa più essere una minaccia per il regime siriano. In altre parole, la resa non sarà sufficiente. È necessario demolire la città. Se questo avverrà mediante bombardamenti a tappeto o “portando davanti un tribunale i terroristi”, per la popolazione di Aleppo, sia combattente che civile, il peggio deve ancora venire.

Azeem Ibrahim è membro del Royal Anthropological Institute dell’Università di Oxford e professore al Strategic Studies Institute del US Army War College.

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