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Cosa sta succedendo in Giordania?

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In Giordania sono scoppiate le proteste per la nuova riforma fiscale, ma è il sistema politico ad essere in crisi

Di Mohammad Abu Rumman. Al-Araby (05/06/2018). Traduzione e sintesi di Stefania Schiavi.

Le proteste scoppiate in Giordania nei giorni scorsi presentano caratteristiche senza precedenti per il Paese: lo sciopero organizzato dai sindacati il 30 maggio è stato unico nel suo genere e ha avuto un’enorme partecipazione, mentre le proteste hanno coinvolto un’area geografica e demografica eccezionale e fasce della popolazione che non avevano precedenti pratici di azione politica. Inoltre una buona percentuale di manifestanti apparteneva alla classe media e alle generazioni più giovani, mentre la maggior parte dei partecipanti nella capitale Amman faceva parte del ceto medio di origine giordano-palestinese, che ha aderito collettivamente alle proteste in una presa di posizione che non si era mai vista.

Dunque la classe media, che ristagnava nel proprio atteggiamento negativo, ha deciso di agire. Ma perché proprio ora? La causa diretta è una nuova legge fiscale che prevede modifiche all’imposta sul reddito e l’aumento dei prezzi. Se approvata, andrebbe a gravare ancora di più sul ceto medio, raddoppierebbe il numero di famiglie soggette a prelievo, aumenterebbe gli interessi bancari sui prestiti e avrebbe conseguenze negative sugli investimenti.

Sebbene queste siano le ragioni dichiarate, la verità è che il progetto di legge non è altro che “la goccia che ha fatto traboccare il vaso” nel rapporto sempre più difficile tra il governo e la popolazione scesa per strada. Prima ancora delle proteste per l’imposta sul reddito, i dati del Centro per gli Studi Strategici avevano evidenziato che il livello di popolarità del governo era ai minimi storici, un elemento che indicava chiaramente la presenza di una vera crisi, ma che nessuno aveva preso in considerazione.

È ovvio che la crisi dia l’impressione di essere economica e finanziaria (si parla di bilancio, tasse, deficit, diminuzione degli investimenti, disoccupazione e aumento dei prezzi), ma è in realtà politica. È la crisi del sistema politico giordano ed è legata alla sempre maggiore distanza tra la classe politica e la popolazione; è la crisi di un sistema che non è in grado di stare al passo con i cambiamenti e armonizzarsi con le nuove variabili. È dunque necessario che il sistema politico venga riformato sostanzialmente in questo senso dopo che nei giorni scorsi è arrivato ad un punto morto con il graduale e continuo aumento delle proteste e della loro portata.

Mohammad Abu Rumman è ricercatore presso il Centro per gli Studi Strategici dell’Università di Giordania e si occupa di pensiero islamico, riforme politiche e cambiamento democratico nel mondo arabo.

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