Daesh Libia Zoom

Cosa accadrà dopo che Daesh avrà consolidato la sua presa sulla Libia?

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Di Hassan al-Massry. Elaph (9/02/2016). Traduzione e sintesi di Carlotta Castoldi.

Il presidente degli Stati Uniti ha tenuto, una decina di giorni fa, una riunione in cui si sono discussi gli ultimi sviluppi della situazione libica, ma non ha preso alcuna decisione riguardo alla nota, presentata dal Pentagono, in cui si raccomanda la necessità di concentrarsi sui pericoli rappresentati dall’escalation della forza di Daesh (ISIS) in Libia. Gli analisti ne hanno dedotto che la crescente preoccupazione occidentale per le possibili implicazioni future in un gran numero di paesi dell’UE non si tradurrà in piani d’azione chiari e dichiarati, almeno nel prossimo futuro.

Il problema gira ancora intorno a tre scelte che Washington rimanda da più di 12 settimane: l’avvio di un accordo con la Nato per lanciare attacchi aerei su postazioni specifiche; la pianificazione del dispiegamento di forze di terra per eseguire operazioni speciali in luoghi specifici; infine, il via libera alla Germania per avviare immediatamente l’addestramento delle forze di sicurezza libiche. Gli osservatori internazionali hanno affermato che la causa di questo atteggiamento occidentale debole è da ricercare nella mancanza di una accordo delle parti libiche sulla formazione di un governo di unità nazionale, considerando questo come uno degli ostacoli più grandi per il rifornimento di aiuti materiali e militari al governo libico.

Non c’è ottimismo riguardo al successo delle sessioni del dialogo nazionale libico nella città di Skhirat, e nemmeno riguardo l’annuncio della formazione imminente di un mini-governo, per via dei molti disaccordi riguardo la distribuzione dei ruoli ministeriali, in particolare per il ministero della Difesa. La mancata formazione di un secondo governo basato sulla fiducia del parlamento libico, guidato dalla moglie di Saleh, ritarderà qualsiasi azione dal fronte internazionale. Ma quali sono le conseguenze dirette di tali ritardi?

In primo luogo, il raddoppiare del numero dei leader di Daesh, fuggiti in Libia sotto la pressione dei raid aerei e delle battaglie di terra, dalla Siria e dall’Iraq. In secondo luogo si permette all’organizzazione di consolidare il suo possesso sulla città meridionale di Sirte (e dintorni) ed estendere il suo controllo sulle infrastrutture dell’industria petrolifera libica. Infine, con l’ampliarsi del territorio controllato dalle milizie che sostengono questa organizzazione, aumenta considerevolmente il numero delle vittime civili e si dissolvono le capacità nazionali libiche alla costruzione di un livello minimo di pace e stabilità.

Ogni segno indica che Washington e i suoi alleati europei sono in attesa e noi riteniamo che questa attesa rappresenti il cardine delle loro tattiche. Perché?

Innanzitutto, il netto declino di Daesh nell’esecuzione dei piani di distruzione nel nord dell’Iraq e in Siria, informano che le sue capacità distruttive in queste aree potrebbero cessare entro pochi mesi, in seguito agli attacchi aerei russi e alle operazioni di terra condotte dall’esercito del regime siriano. A quel punto, le forze internazionali abbandoneranno i leader dell’organizzazione al loro sfortunato destino, dopo averli sostenuti da dietro un sipario, o apriranno per loro lo spazio libico, affinché più parti possano beneficiare delle loro agire terroristico?

Perchè le forze internazionali non hanno ancora trovato delle milizie armate o delle forze politiche libiche con cui allearsi  e non fanno che chiudere gli occhi di fronte alle crescenti capacità di Daesh? Perché la Germania non tratta con gli altri paesi del Nord Europa e la leadership della Nato per spingere, con ogni mezzo, le amministrazioni libiche contrapposte a est e a ovest del paese, a riunirsi intorno ad unico interesse, evitando di cadere nelle mani della più grande organizzazione terroristica? Perché le navi dell’operazione “Sofia”, che combatte il fenomeno migratorio dalla sponda sud alla sponda nord del Mediterraneo nelle acque internazionali, non lavorano all’impedimento dell’arrivo in Libia delle imbarcazioni che trasportano persone in fuga dal Nord dell’Iraq e della Siria, tra cui i sostenitori di Daesh e la sua leadership?

L’analisi della sequenza di eventi conferma che diversi paesi del Medio Oriente non si fidano più delle promesse del governo degli Stati Uniti per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo. Questo li spingerà ad unirsi per compiere questa missione, prima che l’esplosione raggiunga il cuore delle loro società?

Hassan al-Massry è un giornalista e scrittore egiziano.

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