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Conversazioni intorno al progetto Alba Maryam, con Giordano Antonelli, Yasemin Sannino, Ziad Trabelsi, Cinzia Merletti – Prima parte

MARYAM

Il salotto della musica arabo-islamica e mediterranea, dal vivo, in un suggestivo rione storico romano

Salve amiche e amici. Pubblicando l’articolo sul progetto Alba Maryam (https://arabpress.eu/il-progetto-alba-maryam-fa-incontrare-il-mondo-arabo-e-quello-occidentale/) vi avevo anticipato che il discorso sarebbe proseguito con un carattere “live”. Dalla registrazione della lunghissima conversazione a quattro che, come un vero salotto mediterraneo, si è tenuta all’inizio di luglio in un bar di un suggestivo angolo romano, con Giordano Antonelli, Yasemin Sannino, Ziad Trabelsi e me, ecco degli estratti che riguardano il progetto Alba Maryam e un po’ di conversazioni musical-mediterranee. Ritengo sia molto interessante da leggere, per via dei numerosi spunti di carattere musicologico e socialogico che vi si trovano. Essendo molto lungo, tutto il testo sarà pubblicato in due puntate, entro la fine del mese di luglio. Ecco la Prima parte:

Cinzia: Giordano, mi rivolgo subito a te come ideatore e Direttore musicale di questo progetto. Mi racconti come è nata l’idea e come ha iniziato a concretizzarsi?

Giordano: Certo! “Alba Maryam” prende vita da una surreale visione intorno alla figura di Maryam an-Nāṣiriyya, icona sacra nella sapienza Islamica, conosciuta nel mondo Cristiano come Maria di Nazareth.
E’ stato un vero e proprio flash, pensavo alla dismisura (hybris) nella raffigurazione del sacro nel ‘600, nella Roma di Caravaggio, e che forse stili di canto non filtrati, apparentemente ‘alieni’, potevano restituire l’espressivita’ iperbolica dell’arte italiana di quel periodo, con la quale abbiamo ormai troppa familiarita’. 

Il primo progetto era partito l’anno scorso (2012), documentandoci, in occasione del festival “DivinaMente”, curato da Pamela Villoresi, e ruotava intorno all’idea di trovare alternative al dogma di Maria e della cosiddetta Dormizione, ossia di lei che si era addormentata ed era stata assunta in cielo. Come dicevo, mi sono documentato riguardo la figura di Maria e ho constatato che, nell’antica civiltà giudaica, lei era una figura piuttosto reietta, a causa di quello che le era successo (concependo Gesù al di fuori del matrimonio, n.d.a.). L’ipotesi più attendibile è che, insieme all’apostolo Giovanni, lei si sia recata in Turchia, ad Efeso. Ci sono tante sfumature nella figura di Maria, quindi, e abbiamo voluto scardinare la consueta icona mariana che tutti, solitamente, immaginiamo. In particolare il progetto mette in evidenza il rilievo straordinario che Maryam assume nel mondo Islamico, basti pensare che nel Corano viene menzionata ben 34 volte, mentre nei Vangeli ‘solo’ 19.

In questo concerto cross-over si snodano intorno a Maryam brani strumentali del medioevo cristiano, della tradizione armena, inni mariani dell’Islam, Cantigas ispaniche de Santa Maria, passacaglie seicentesche, maqamat turchi …..  trasmutando magistralmente…..  riscrivendo i propri codici originari….. cantando in Latino, Arabo, Galiziano, Turco, Bulgaro, Armeno….. etc. 

L’anno scorso è cominciato un percorso conoscitivo, un viaggio quindi, e di fatto non si sa come andrà a finire. È anche un pretesto per avvicinarsi a musiche e raccontarle; musiche che, pur non avendo un diretto trait d’union con Maria, ci riportano a tempi e tradizioni lontane e suggestive…con un’interruzione dovuta alla cacciata dei Mori dalla Spagna…ma ci sono molti collegamenti con la musica rinascimentale e barocca, soprattutto nei confronti del senso del tempo. Vediamo, infatti, che nella musica rinascimentale e barocca spesso si usano delle forme cicliche e quasi ipnotiche e che, come Ziad spiega molto bene, ci riportano al misticismo ed è assai simile alla musica di trance che si ritrova delle zone orientali (e non solo) del Mediterraneo. Ti perdi, quasi, in quelle forme cicliche e ripetitive, al contrario di quel che succede nella musica occidentale che, invece, si è sviluppata su forme chiuse e dall’architettura “narrativa”, nel senso che vi troviamo un inizio, uno svolgimento e una fine.

Cinzia: Sì ma diciamo anche che questo senso della narrazione dentro una forma chiusa è stato accentuato ed esaltato dalla tonalità e dal Classicismo, dalla Forma Sonata soprattutto, che esprime in musica un vero senso della drammaticità. Anche in Occidente, quando la musica era modale, lo svolgimento del discorso musicale era potenzialmente fluido e aperto a soluzioni continue.

Giordano: Certo, e a questo proposito c’è una teoria, secondo me molto fondata, che riguarda l’influenza del cristianesimo nell’evoluzione della musica occidentale, e faccio una piccola parentesi di carattere teologico e antropologico: l’idea dell’incarnazione di Cristo introduce, nella mentalità occidentale, il senso del tempo chiuso, determinato. Cristo, in quanto incarnazione della divinità, ha fatto diventare identità concreta quello che, nelle culture precedenti, era un concetto. Gesù, nascendo in un determinato momento e in un determinato luogo, ha fatto scaturire il senso concreto della sua esistenza, della personalità, ed è stata un’innovazione enorme nella cultura del tempo, con conseguenze significative anche nelle epoche successive. Ci si è trovati di fronte al senso dell’inizio della vita, del suo svolgimento e della sua fine, anche in relazione al divino, incarnato in Gesù. Ne parla il musicologo e teologo Monsignor Pierangelo Sequeri, ad esempio. Insomma, viene introdotto nel pensiero occidentale il concetto di storia e questo influisce enormemente sull’estetica, perchè i musicisti non penseranno più solo a comporre un brano che dura un certo tempo ma penseranno quel brano come caratterizzato da un inizio, uno svolgimento ed una fine. E questa, secondo me, è la grande differenza rispetto alle musiche extra-europee, dove troviamo percorsi melodici e armonici, in senso modale e che possono tornare all’infinito, che lasciano anche moltissimo spazio all’improvvisazione. Al contrario, nella musica occidentale, l’improvvisazione si è ridotta sempre di più per lasciar spazio alla creazione e alla sua cristallizzazione.

Cinzia: Sai che non mi convince molto l’idea che hai appena esposto, mi sembra un po’ una forzatura fatta col senno del poi per giustificare e inquadrare i fatti sotto una determinata luce, e per incanalare la musica in un certo discorso dal sapore, come dici, tu, antropologico e religioso. Secondo me il grosso elemento storico che, musicalmente, è scaturito in elemento stilistico, collegato al tempo e alla sua rappresentazione, è stato il passaggio dalla modalità alla tonalità, e il successivo affermarsi della Forma Sonata. Ma questo è successo solo recentemente, in termini storici! Non possiamo dimenticare tutta la musica modale che è esistita prima come linguaggio dominante e che, in effetti, non è mai sparita. La musica tonale, per la sua stessa natura e per il suo peculiare modo di condurre il discorso dal punto di vista melodico-ritmico-armonico, è legato ad un percorso temporale “finito”, percepibile all’ascolto e riconoscibile in quanto tale. La musica modale, al contrario, permetteva linee e fraseggi fluidi, aperti a deviazioni inaspettate senza essere legati all’idea dell’inizio, del climax e della fine.

Giordano: Ma la tonalità è psicologismo! Si va a caratterizzare la personalità piuttosto che il sentimento.

Cinzia: Sì, ma quando è nata la tonalità? Non ci dimentichiamo che si tratta di un fenomeno recente e circoscritto, non possiamo dimenticare tutto quello che c’è stato nei millenni precedenti!

Giordano: Ma sì, infatti qui stiamo facendo un concentrato, un “liofilizzato” di duemila anni di storia musicale. In fondo anche la nascita del romanzo attiene a questa concezione chiusa della forma narrativa, no? Anche il romanzo prevede un inizio, uno svolgimento e una fine, e anche in questo caso si è trattato di una creazione tipicamente occidentale. Se ci spingiamo nell’epoca moderna, la differenza con le culture extra-europee diventa addirittura incolmabile ma, nel Medio Evo, c’era una osmosi fortissima tra le varie filosofie.

Comunque vorrei anche svincolarmi da un discorso prettamente teologico e antropologico, che ci tiene troppo stretti e legati a certe visioni.

Cinzia: D’accordissimo, infatti arriviamo al punto e alla caratteristica del tuo progetto, che è?…

Giordano: …Che è quello di scoprire e spaziare tra le musiche che esistono intorno al culto mariano, qui e lì nel Mediterraneo, scoprendole e proponendole al pubblico come una sorta di ponte tra luoghi e tempi: suoniamo in concerto un brano barocco e subito dopo proponiamo un inno mariano che viene dalla Tunisia, e stranamente succede che le emozioni emergono e vengono valorizzate da una parte e dall’altra, come in un senso di estraniazione. Il pubblico ascolta i vari brani e si chiede “Ma che succede, qui?”. Credo che questa sia anche la cosa divertente e “rinfrescante” di questo progetto. Non si capisce se si è di fronte ad un concerto di musica barocca o altro. Siamo in difetto rispetto a qualunque approccio filologico, in un senso o nell’altro…

Cinzia: No Giordano, questo non è giusto! Perchè dire che siete in difetto, rispetto a che cosa? È un’accusa ingiusta. Al contrario, il tuo progetto è una creatura nuova e con la sua identità, che prende spunti e basi da filoni già esistenti, tra cui la musica barocca, ma li fonde in un percorso nuovo e originale!

Giordano: Certo, è vero. A me è venuto in mente anche di chiamarla l’ “Anticrociata”…

Cinzia: …Uhmmm, che terreno scivoloso!…

Giordano: Ma sì, nel senso divertente della parola. Che so…se non ci fossero state le Crociate, ad esempio, avremmo avuto un compositore del ‘500 lombardo che scriveva su un maqam di Istanbul, no?

Ziad: Ad esempio, riguardo la musica sufi, è concepita solo per voce e percussioni. Armonizzarla, in un certo senso vuol dire darle un tocco “cattolico”, perchè il concetto di armonizzazione non esiste, nella nostra musica.

Cinzia: Ziad, a proposito di musica sufi, ti faccio una domanda che ho in testa da tempo. Hai visto, su YouTube, quanti video ci sono su musicisti sufi…perchè adesso pare che siano tutti sufi, ovunque…che suonano…altro che solo voce e percussioni!…suonano persino con tastiere elettroniche, con tanto di marchio degli strumenti in primo piano. Ma quanto c’è, di genuinamente sufi, in tutto questo? E quanto c’è, invece, di decadimento commerciale? Mi dispiace sinceramente, sai? È un argomento su cui rifletto da tempo e ancora non trovo risposta.

Ziad: Sì…certo! Pensa che infatti ormai esiste addirittura il termine “Electric sufi”. Io pure sono perplesso e mi chiedo “cosa mi propone, il messaggio qual è?”

Yasemin: Anche in Turchia abbiamo un DJ, Mercan Dede, che attualmente vive e opera in Canada. Lui suona il ney e, nei suoi concerti plateali, suona il ney, si sente anche un groove ben evidente, e ad un certo punto entrano sulla scena i dervisci rotanti. Ma sai…io pure mi chiedo se non sia una forma di adattamento ai tempi, questo. Diciamoci la verità: i tempi sono difficili e come si fa a comunicare certe cose al pubblico? Forse stanno cambiando le modalità di comunicazione, per necessità!

Cinzia: Me lo sto chiedendo anch’io, sai? E forse è proprio questa la spiegazione a tutto. Se pensiamo a quanto Rumi teneva che i novizi venissero tenuti al riparo dal pericolo dell’ “intossicazione”, dell’ebbrezza (potenzialmente fuorviante) che le prime fasi del sema provocano soprattutto a chi non è maturo e non ha completato il cammino spirituale verso Dio, in effetti fà un effetto strano, sembra contraddittorio vedere che i sufi, ormai, si esibiscono di fronte a platee immense e non certo selezionate. Forse, come dici tu, i tempi sono cambiati e bisogna andare incontro alla gente. Come dicevano i sufi dei secoli passati, “la cosa giusta al momento giusto”. Forse, oggi, la cosa giusta è questa. È che ci si “affeziona” agli insegnamenti passati, dei grandi Maestri, e risulta difficile accettare cambiamenti così grossi!

Yasemin, c’è una cosa che chiedo proprio a te. Una mia conoscente è stata recentemente ad Istanbul e m’ha detto, come fosse una novità, che i riti sufi vengono praticati sia da uomini che da donne. Ma questo succedeva già secoli fa! Anticamente c’erano confraternite maschili quanto femminili!Sappiamo anche che i rituali sufi furono messi al bando, in Turchia, e permessi nuovamente in epoca recente e, diciamolo, a tutto vantaggio del turismo, facendo pensare che l’operazione non sia stata del tutto disinteressata e “spirituale”.

Yasemin: Sì, in effetti è così. Il processo di turchizzazione del paese ha avuto come conseguenza il blocco di tutto ciò che, del passato, non fosse propriamente turco. Ogni elemento che comportasse elementi culturali, linguistici estranei alla Turchia in senso stretto fu, in un certo senso, rimosso.

Cinzia: Capisco, è un po’ come quello che è successo in Grecia quando, in seguito ai problemi che ci sono stati con la Turchia, nel secolo scorso, hanno deciso di “ripulire” la loro cultura, anche la musica, da ogni presunto influsso turco. Quindi, tornando a quanto dicevamo prima sulla perplessità riguardo l’attuale musica sufi e il modo di portarla in concerto, evidentemente dobbiamo pensare a tutto ciò come un adattamento dei tempi e delle strategie di comunicazione. Se vale il principio “ad ognuno il suo, nei tempi e nei modi più opportuni”, chissà…probabilmente anche Rumi ora sarebbe d’accordo. È che , come dicevo, si rimane affezionati alle tradizioni passate e ci vuole un discreto sforzo per adattarsi a nuovi metodi di comunicazione, anche in musica.

Yasemin: Sicuro. Secondo me è un po’ come far ascoltare “Rondò Veneziano”, sai? Non è musica classica ma può servire per avvicinare gli ascoltatori ad un genere colto, per incuriosirli e portarli verso contenuti più seri e profondi!

FINE PRIMA PARTE

Cari amici, nel salutarvi in attesa della prossima puntata dell’ intervista, vi lascio con un brano eseguito dai nostri amici, nell’ambito del progetto Alba Maryam. A prestissimo!

Cinzia Merletti

http://www.youtube.com/watch?v=DB2C-bWb15c

http://www.musicaantiqualatina.it/

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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