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Continuano le proteste nell’Università di al-Azhar

Articolo di Kawkab Tawfik.

Kawkab università al-azhar

Continuano le manifestazioni presso l’Università di al-Azhar, la più antica università islamica ed una delle più antiche università al mondo; centinaia di studenti si sono radunati nel campus della Facoltà maschile di Lingue e Traduzione, Medicina e Ingegneria annunciando il boicottaggio per una settimana dell’attività didattica e per chiedere le dimissioni del Rettore e dello Shaykh, oltre alla scarcerazione dei 70 studenti che lo scorso mercoledì hanno manifestato presso la casa dello studente bloccando le strade limitrofe. In quell’occasione uno studente di medicina è morto colpito alla testa da armi da fuoco ed oggi sono passati 100 giorni dal 14 Agosto, data della protesta studentesca a piazza Raba’a. In questi ultimi due mesi si sono susseguite decine di manifestazioni che hanno visto l’intervento dell’esercito nel campus e sgomberi con gas lacrimogeni. A seguito dell’assedio studentesco avvenuto tre settimane  fa contro l’edificio amministrativo, il Ministero degli Interni ha posizionato permanentemente l’esercito agli ingressi del campus.

Dal 25 gennaio 2011, le università egiziane, specialmente le cairote, hanno assistito ad infiniti cortei e manifestazioni.  Non eravamo più abituati a vedere esercito e carri armati fuori dagli ingressi delle università e lo scenario di queste settimane è a dir poco agghiacciante. “Ehna al-gama’ mish el-askar”, siamo all’università non nell’esercito, urlano i cori dei manifestanti.

Le due università maggiormente coinvolte sono l’Università del Cairo e quella di al-Azhar, due storie diverse e due trattamenti differenti. Gli studenti presso l’Università del Cairo godono relativamente di maggiori libertà, durante il Governo Mursi era normale incontrare nel campus giovani Fratelli Musulmani mentre facevano propaganda ed ancora oggi è comune imbattersi in cortei di ragazzi e ragazze sostenitori dell’ex presidente, o ascoltare durante le lezioni cori come: dakhiliyya, dakhiliyya, baltagiyya, baltagiyya (i poliziotti sono delinquenti). Qui l’esercito non entra nel campus, l’attività didattica è regolare e si respira una certa libertà.

Presso l’Università di al-Azhar invece la situazione è differente, il 95% dello studentato appoggia ancora Morsi e manifesta per Raba’a. Non sono tutti Fratelli Musulmani, ma considerano gli eventi del 30 giugno un inqilab, cioè un colpo di stato. Qui i controlli sono maggiori e la presenza delle forze di sicurezza è più massiccia, oltretutto al-Azhar non appartiene al ministero dell’Istruzione, come tutte le altre università, ma è un’istituzione a sé stante, è indipendente da un lato, ma gode di meno privilegi dall’altro.

Il movimento studentesco dei Fratelli Musulmani era nato dal ramo giovanile del movimento islamista ed aveva iniziato la sua attività alla fine degli anni ’80 proprio all’interno dell’Università del Cairo, coerentemente alla nuova politica della fratellanza. Sono anni in cui si riapre il dialogo tra il movimento, considerato illegale, e le istituzioni egiziane dell’epoca di Mubarak; gli FM decidono di abbandonare la politica di scontro violento ed iniziano a prendere le distanze da quei movimenti islamisti, come le gama’at islamiyya, di stampo terroristico. Nasce la necessità di inserirsi negli strati borghesi della società per poter guadagnare consenso in vista di future elezioni politiche ed amministrative. Nel 1987  gli FM vincono le elezioni studentesche dell’Università del Cairo, poi conquistano il Teacher Club per proseguire nei sindacati, primo fra tutti, quello degli ingegneri. Offrono servizi di assistenza medica, aprono cliniche e grandi magazzini, insomma creano una serie di servizi alternativi a basso costo per conquistare non tanto le masse, quanto la nuova classe media, arricchitasi spesso grazie alle rimesse derivanti dal boom petrolifero dei paesi del Golfo e dell’Arabia Saudita.

Ma ora che la soluzione politica islamista in Egitto sembra sia fallita, gli FM stanno ripiegando nuovamente verso gli strati più bassi della società, cercando sostegno anche tra le masse degli studenti più disagiati, come quelli di al-Azhar, provenienti per l’80% dal sud dell’Egitto o dalle campagne del Delta del Nilo. Questi ragazzi vengono considerati tristemente studenti di serie B. Sono ritenuti una utile massa da usare come forza di opposizione al regime e sono  ragazzi che non godono di tutte le tutele che invece hanno gli studenti degli altri atenei, a partire dal punto di vista accademico, poiché spesso i loro curricula non corrispondono a quelli delle altre università egiziane, per continuare con quello economico, non potendosi permettere di specializzarsi o di indirizzarsi verso altre offerte formative pubbliche e/o private.