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Come combattere il terrorismo in cinque minuti alla maniera di El Sisi e Bouteflika

Opinione di Al-Quds. Al-quds al-Arabi (26/06/2014). Traduzione e sintesi di Caterina Ielo.

La visita del presidente egiziano El Sisi in Algeria, inizialmente doveva essere una semplice sosta tecnica durante il suo viaggio in Guinea Equatoriale (che ospita la 23esima sessione del vertice dell’Unione Africana), per qualche motivo si è trasformata in una visita di lavoro importante per discutere con il presidente algerino Bouteflika il dossier sulla “lotta al terrorismo”.

El Sisi ha ricevuto una buona ospitalità algerina mentre ha incontrato i due presidenti dei Ministri e del Parlamento in aeroporto, poi ha rilasciato delle dichiarazioni ai giornali ufficiali su “la cooperazione bilaterale nella lotta al terrorismo”, soprattutto per quanto concerne la questione libica che preoccupa i due Paesi. El Sisi ha, poi, spiegato alla stampa il suo programma di visite e infine ha incontrato il presidente algerino in una delle residenze ufficiali.

Durante il loro incontro, El Sisi si è congratulato con il suo pari algerino per la sua rielezione al quarto mandato, così come il presidente algerino ha espresso le sue congratulazioni ad El Sisi per la sua elezione a Presidente egiziano, dopodiché hanno discusso i punti all’ordine del giorno. Il paradosso è che l’incontro è durato “pochi minuti” e se teniamo conto delle congratulazioni, dei saluti e dell’assaggio di alcuni deliziosi dolci algerini, “il dossier sulla lotta al terrorismo” e gli altri punti su economia, politica, commercio, oltre ai saluti e le strette di mano, è stato discusso in un attimo!

Un’introduzione alla questione libica era stata fatta da El Sisi alcuni giorni prima nel suo discorso davanti all’esercito e la polizia in Egitto, nel quale aveva affermato che “la regione araba è un bene sotto la nostra custodia”, aggiungendo: “Non interferirò sulle disposizioni del potere giudiziario”, ma ciò dopo le aspre sentenze sulla prigionia di giornalisti e corrispondenti, le condanne a morte contro i sostenitori dei Fratelli Musulmani in Egitto e ancora le centinaia di uccisioni durante i sit-in di al-Nahda.

L’incontro “fugace” tra i due presidenti dimostra l’interesse dei due Paesi alla questione libica, ma ciò non spiega l’entità dell’interferenza militare e finanziaria dell’Algeria per sostenere il movimento dell’ex generale in pensione Haftar in Libia, il quale ha più volte alluso alla presenza di una copertura saudita, emiratina ed egiziana al suo movimento; così come non si spiega se l’Algeria permetterebbe un intervento egiziano immediato in Libia o se ciò minerebbe le sue priorità strategiche.

È chiaro che i regimi arabi cercano in modo febbrile di soffocare le idee della lotta alla tirannia e alla corruzione emerse durante le rivolte arabe, ma il ruolo dell’esercito egiziano di violenza regionale verso la Libia rappresenta un peggioramento dell’impasse politico egiziano e l’apertura di una nuova ferita nel fianco degli arabi; in aggiunta, le implicazioni e i costi storici connessi a questo tipo di azioni saranno di gran lunga superiori alle potenzialità della regione araba, che si troverà a non poter reagire in modo adeguato.

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