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La coalizione d’opposizione kuwaitiana lancia programma di riforme

Editore della pagina politica di Al-Wasat. Al-Wasat (13/04/2014). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

Sabato scorso, la coalizione d’opposizione kuwaitiana, formata dai gruppi di opposizione islamici, nazionali, liberali e dai movimenti giovanili e le associazioni di studenti, ha presentato un programma di riforme politiche e costituzionali che hanno l’obiettivo di fondare una piena democrazia parlamentare e di limitare i poteri degli Al-Sabah. Di fatti, i membri della famiglia reggente, al potere in Kuwait dalla metà del XVIII secolo, continuano a possedere le più alte cariche dello Stato, nonostante esso sia dotato di una carta costituzionale promulgata nel 1962.

Per quanto riguarda la politica, il progetto, dal titolo “Verso la Fondazione di una Piena Democrazia Parlamentare”, richiede la stesura di leggi che promuovano la protezione dei diritti umani e puniscano la corruzione; a livello costituzionale, invece, è prevista la separazione della presidenza dagli altri tre organi, come riferito da Musallam al-Barrak, coordinatore dell’iniziativa ed ex deputato, il quale ha aggiunto che l’opposizione organizzerà manifestazioni pacifiche a sostegno di questi importanti cambiamenti.

Nello specifico, attraverso la formazione di partiti politici e l’introduzione di una nuova riforma elettorale, potrebbero essere limitati i poteri assoluti dell’Emiro, che, secondo il programma presentato, avrebbe il compito di nominare il leader del partito vincente, chiedendogli di formare il nuovo governo. Questo provvedimento, oltre a limitare la nomina dei membri della famiglia Al-Sabah, consegnerebbe al popolo la possibilità di scegliere una lista di rappresentanti. Il nuovo governo, inoltre, per iniziare la propria attività, avrebbe bisogno della fiducia della Majlis al-Umma, l’assemblea nazionale, ovvero, il parlamento kuwaitiano. 

In questo progetto, è infatti proprio il parlamento ad avere un ruolo centrale nell’attività politica del Paese: le riforme descritte nel testo prevedono che l’assemblea nazionale, per svolgere a pieno la funzione legislativa e di supervisione, abbia bisogno di numero maggiore di deputati, di rendere operative le commissioni parlamentari e debba avere il diritto d’interrogare il governo e suoi membri. Oltre a ciò, questi provvedimenti, mirano a evitare ogni forma di rinvio, proroga o blocco della attività parlamentare e a limitare il potere esecutivo, salvo in alcuni casi. Analogamente è prevista la riforma del sistema giudiziario e dell’amministrazione pubblica per rendere stabile un Paese in cui si sono susseguiti dieci cambi di governo e sei scioglimenti parlamentari dal 2006.

In definitiva, il progetto mette in luce delle riforme che non soltanto servono a dare stabilità all’attività politica del Paese, ma vogliono restituire al popolo kuwaitiano la sovranità dello Stato. Infatti, come ha sostenuto Saad al-Ajmi, il rappresentante del Movimento di Azione Popolare, tutte le parti si sono trovate d’accordo nell’affermare che l’ufficio del primo ministro debba essere affidato a un rappresentante del popolo, che, come indica il documento, “ha già espresso più volte, sia in sede parlamentare sia in altre occasioni, il suo rifiuto e la sua rabbia verso l’attuale amministrazione politica”.

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