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Cipro del Nord: Turchia pallida madre

Cipro

Di Yusuf Kanlı. Hürriyet Daily News (01/05/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Le tensioni certo ad Ankara non mancano, tra l’agone pre-elettorale, la repressione del dissenso, la censura sui media, il processo di pace con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), lo scontro con i seguaci del movimento di Fethullah Gülen e le querelle con altri capi di stato, alcune storiche, altre legate agli ultimi sviluppi dei vari conflitti del Medio Oriente. Al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan mancava giusto la riapertura della questione cipriota. A poche ore dalla sua elezione come nuovo presidente della Repubblica Turca di Cipro Nord (Kuzey Kıbrıs Türk Cumhuriyeti, KKTC), Mustafa Akıncı ha rivendicato il diritto all’emancipazione politica e a trattare con la Turchia “da fratelli”. In diretta sul canale CNN Turk è arrivata immediatamente la risposta di Erdoğan, sull’onda della sua nostalgia dei fasti ottomani. “Cipro Nord è il nostro bebè e continueremo a occuparcene come una madre cura il suo piccolo”.

Poco dopo, al telefono Akıncı ha usato toni drastici: “Basta amici miei. Poco è stato detto, è finita, non vale la pena continuare la discussione”. Il riferimento era alla conferenza stampa in cui Erdoğan  aveva risposto in diretta alle sue dichiarazioni sulla necessità che la KKTC instauri una relazione paritetica con la Turchia, nonostante questa sia l’unico paese al mondo a riconoscerne l’indipendenza dalla zona greca. Eppure sia nel discorso da neo-presidente che nelle interviste Akıncı era stato molto diplomatico, anche troppo per alcuni ambienti della società turco-cipriota, che si sentono in primo luogo ciprioti e solo secondariamente turchi e negli ultimi dieci anni hanno sopportato di malavoglia l’atteggiamento patriarcale di Ankara. Infatti, sebbene la dichiarazione di indipendenza dal governo greco della Repubblica di Cipro del 1974 coincida con l’intervento dell’esercito turco, il quarto presidente della KKTC è stato eletto proprio in quanto rappresentante di questa aspirazione all’autodeterminazione. Una spinta da sempre negata da Erdoğan, che nel 2011, da primo ministro, definì i turco-ciprioti “domestiche” di Ankara, provocando lo sdegno di tutte le forze politiche di Nicosia Nord.

Negli ultimi anni, un po’ per lo stallo nelle trattative sullo status di Cipro, un po’ per l’ipocrisia della comunità internazionale, l’isola è diventata per la Turchia da questione nazionale a punto di debolezza. La comunità turca dell’isola ha iniziato persino ad essere considerata un parassita, che vive degli aiuti economici della madrepatria. Dall’altra parte, quest’ultima ha mostrato crescente ostilità nei confronti dell’invadenza dell’ambasciatore di Ankara, che si comportava da governatore di una colonia pronunciando frasi insolenti e inopportune. Sull’onda di questo sentimento anti-turco Akıncı ha realizzato la sua ascesa politica culminata il 26 aprile, ma come la maggioranza dei suoi elettori non vuole lo scontro aperto con la Turchia. Così la prossima settimana, quando il Consigliere speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite Espen Barth Eide arriverà a Nicosia, Akıncı incontrerà il suo omologo greco-cipriota Nikos Anastasiades, quindi partirà alla volta di Ankara.

La posizione del quarto presidente di Cipro del Nord è chiara. “Nessun rancore”, ha detto, “basta, non vale la pena di continuare con queste tensioni”, ma se Ankara mantiene la sua ossessione di dominazione sarà difficile evitare altre rotture. Soprattutto perché Akıncı, malgrado le buone intenzioni, non è il genere di personalità politica che Erdoğan possa declassare a funzionario imperiale. “Parleremo ad Ankara”, ha dichiarato in un’intervista, “ovviamente la nostra gratitudine verso la Turchia è come il mare… ma siamo cresciuti e una madre dovrebbe accorgersi che siamo cresciuti”. La questione cipriota è tornata alla ribalta, con le pressioni internazionali verso una rapida soluzione. Erdoğan potrebbe dunque considerare l’ipotesi che la normalizzazione delle relazioni con la KKTC elimini un ostacolo sul cammino verso l’entrata in Europa.

Yusuf Kanlı è opinionista del sito di informazione Hürriyet Daily News.

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