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Che rubino il nostro patrimonio, non lo meritiamo

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Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (10/03/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

patromonio distrutto iraqQuello che Daesh (ISIS) ha fatto in Iraq dimostra che non meritiamo i tesori storici che riempiono i nostri musei o sono sepolti sotto la sabbia. Abbiamo un grande patrimonio, ma non ne capiamo il valore.

Ecco perché i nostri monumenti sono stati distrutti come vecchi giocattoli. Per proteggere i reperti dei nostri antenati, costruttori di civiltà, dobbiamo cederli a chi ne conosce il valore e può custodirli fino a che saremo maturi abbastanza per sostenere questa responsabilità storica. Solo allora avremo il diritto di richiederli indietro.

La storia, antica e moderna, non ha mai assistito a tanta barbarie come quella che Daesh ha compiuto a Babilonia, Nimrud e Mosul, demolendo con tanta gioia monumenti risalenti a più di 3.000 anni fa. Lo stesso è già accaduto in Siria, Afghanistan e Libia.

A ciò si aggiungono gli atti di distruzione di Daesh in Paesi stabili, col pretesto di combattere il politeismo e le sue manifestazioni. Alla luce di questi crimini, dobbiamo riconsiderare il nostro diritto ai tesori storici e ammettere che non li meritiamo. Piuttosto, il dovere impone di trasferirli laddove possono essere custoditi, curati e studiati nei più importanti musei del mondo.

Quanto accaduto in Iraq non è una crisi passeggera, bensì una questione dalle radici profonde. Invece di accusare gli estremisti, dobbiamo riconoscere di essere una nazione sottosviluppata che vive in un’area di oscurità e decadenza a causa di Daesh, Al-Qaeda e altri gruppi del genere.

Abbiamo una lunga storia di ignoranza sull’importanza e sulla tutela del patrimonio storico. All’inizio dell’anno, un museo egiziano ha ammesso che il mento di Tutankhamon è stato staccato durante un’operazione di pulizia. Saddam Hussein amava mettere in mostra statue che lo ritraevano accanto a quelle di Nabucodonosor. Nasser, quando decise di costruire la diga di Assuan, quasi seppellì una città piena di reperti, messi poi al sicuro dai Paesi stranieri. Molti siti archeologici e affreschi della penisola araba sono stati distrutti perché ritenuti rappresentazioni proibite.

Fortunatamente per noi, scienziati e commercianti occidentali hanno trasferito e trafugato reperti da Egitto, Iraq, Yemen e altri Paesi, reperti che ora sono conservati nei musei di Francia, Inghilterra, Germania, Italia, Turchia, ecc. Sebbene molti ne chiedano la restituzione, alcuni di noi sanno che non li meritiamo. Il punto è che non abbiamo ancora raggiunto la dovuta consapevolezza riguardo alla loro importanza. Non abbiamo la capacità di preservarli, né sviluppato i mezzi scientifici adatti a mantenerli.

Immaginate se gli estremisti si fossero impadroniti di grandi tesori come la statua di Nefertiti o della regina Hatshepsut, la testa di Djedefre, gli obelischi o altri reperti egiziani. Immaginate se i resti babilonesi fossero ancora in Iraq. Sappiamo tutti che avrebbero fatto la stessa fine dei monumenti che Daish ha distrutto con tanto tripudio.

Ancora per nostra fortuna, circa 4 milioni di manoscritti arabo-islamici sono conservati in musei ed università occidentali. Altrimenti sarebbero stati distrutti da quei pazzi di Daish, o mangiati dai topi che scorrazzano negli archivi dei musei arabi.

Abdulrahman al-Rashed è l’ex capo redattore del quotidiano Asharq al-Awsat e l’ex direttore generale di Al-Arabiya.

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