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Cattivi consigli per brave ragazze (e viceversa)

Joumana HaddadDi Joumana Haddad. Now Lebanon (24/06/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Lama, 26 anni, sta bevendo qualcosa in un bar con delle amiche. Un ragazzo seduto ad un altro tavolo la fissa da più di mezz’ora. Lama lo trova carino, ma aspetta che sia il ragazzo a farsi avanti perché è così che si comporta una ragazza “rispettabile”. Errore: le donne reagiscono così in una cultura in cui sono ritenute delle prede passive. Una donna che prende l’iniziativa non è “facile”, ma una che sa ciò che vuole e non ha paura di mostrarlo. L’uomo ne sarà piacevolmente colpito.

Niveen, 31 anni, è seduta al tavolo di un ristorante. Indossa un normale abitino estivo. Un uomo di fronte a lei non fa che guardarle la scollatura e le gambe, lasciandosi andare a sorrisi compiaciuti. Niveen si sente in imbarazzo, “sporca”, come se fosse nuda. Altro errore: le donne si sentono in questo modo in una cultura in cui non solo vengono giudicate in base all’abbigliamento, ma sono addirittura ritenute responsabili per le molestie che subiscono. In casi del genere, “occhio per occhio” è la soluzione migliore (e più divertente): puntate lo sguardo verso le parti intime dell’uomo fino a farlo sentire un mero oggetto sessuale.

Zeina, 33 anni, è all’ingresso di una banca. Un ragazzo apre la porta e la mantiene perché lei possa entrare. Da vera femminista, Zeina si sente offesa e gli lancia un’occhiataccia. La porta può aprirsela da sola. No: ecco come si comportano le donne in una cultura talmente sospettosa nei confronti degli uomini da non accettare nessun gesto di galanteria. In realtà noi donne dovremmo imparare ad apprezzare i complimenti senza considerarli per forza una forma di sessismo.

Jina, 41 anni, è a letto col suo partner. Stanno facendo l’amore, o meglio lui sta facendo l’amore mentre lei si limita a gemere per compiacerlo. Jina crede di essere frigida, vede il sesso come un dovere. Ancora no: ecco cosa passa per la testa delle donne in una cultura in cui il piacere femminile è secondario. Anche il corpo della donna merita di essere ascoltato e soddisfatto, eccome.

Questi sono solo alcuni esempi di situazioni sociali in cui la maggior parte delle donne “reagisce” come è stata educata a fare, così da sembrare “politically correct” e soprattutto rassicurante per l’altro sesso. È il momento di darci un taglio: abbiamo bisogno di più donne “che fanno paura”, ma nel senso buono del termine: donne che fanno il primo passo anche a costo di essere rifiutate, che chiedono ad un uomo di uscire, che gli fanno dei complimenti. Insomma, donne che prendono l’iniziativa e non vogliono essere semplicemente oggetto d’attenzione. Donne così non vanno confuse con quelle che, come Zeina, interpretano la loro indipendenza con ostilità o indifferenza.

Ma come può una donna rompere gli schemi e uscire finalmente da tutte quelle metafore così “tranquille” e auto intimidatorie – il giglio delicato, la gattina, la luna, il miele, l’ambito premio – con cui viene lodata sin dall’invenzione del linguaggio? Bene, eccone un esempio. Se avessi una figlia, le canterei:

Sei un cactus che diventa giglio per chi merita la tua delicatezza.

Sei una pantera che sa essere una gattina per chi merita la tua tenerezza.

Sei un meteorite che si trasforma nella luna per chi merita la tua calma.

Sei un peperoncino che prende il gusto del miele per chi merita la tua dolcezza.

Ma soprattutto, sei un cacciatore che si finge preda solo per chi merita l’illusione di averti irretita.

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