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“Book of Syria’s Dead”, 100000 nomi in memoria dei siriani uccisi (video)

Di Lina Sergie Attar. The Syria Campaign (10/10/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

In copertina, immagine diffusa da The Syria Campaign “I ricordi non muoiono”

Il “Book of Syria’s Dead” è parte del progetto #100000Names Memorial for Syria avviato lo scorso marzo da me (Lina Sergie Attar) e dagli attivisti siriani Kenan Rahman, Nada Hashim e Aya Samman. Da allora abbiamo tenuto memoriali orali per la Siria a Washington D.C., New York e altre 7 città del mondo anche interne alla Siria. Il memoriale non è solo un tentativo di quantificare i morti, ma di dare loro un’identità. Ci vogliono 3 secondi per dire che oltre 100 mila persone sono state uccise in Siria negli ultimi tre anni, ma ci sono volute 72 ore consecutive per leggere i loro nomi.

foto interna- syria's namesCome ho scritto sul blog de The New York Times di Nicholas Kristof per il primo reading che abbiamo svolto in marzo davanti alla Casa Bianca, “Per i siriani ognuno di quei numeri ha un nome, una famiglia ed una vita di sogni mai realizzati. I siriani non hanno il lusso degli occhi ciechi del mondo. Noi non possiamo smettere di contare i nostri morti – avvolti a migliaia dai drappi bianchi, allineati in file di bare sotterrate nel suolo color ruggine della Siria. Noi non possiamo voltarci dove non sono le loro facce e i loro nomi”.

Ogni nome siriano, riportato con cura nel libro, pone una domanda: “Quanti altri ancora?”. Quanti altri siriani devono morire prima che la comunità internazionale prenda misure per porre fine all’insensato bagno di sangue? Sono rimasta sorpresa di vedere Jon Stewart sfogliare le innumerevoli pagine del libro prima del suo show con uno sguardo di puro shock sul volto. Questa potente immagine ha provato che un concetto così semplice – una lista dei nostri morti (solo metà dei morti, in realtà), possa creare empatia nella gente fino ad allora scollegata dalla questione.

Aya Samman, che ha compilato il“Book of Syria’s Dead”, dice: “Il peso che il libro porta con sé è stato tradotto in tv – perché la lingua della perdita è universale. Spero che il messaggio del libro – fatto solo di nomi – continui a raccontare la potente narrativa che crea, e che il capitolo finale arrivi presto”. PIù tardi, mentre era in onda, Jon Stewart ha riassunto i nostri sentimenti: “Tutto ciò è notevole, incredibile. Un libro di 100 mila siriani che sono stati uccisi in questa terribile guerra. Qui risiede la speranza che non ci saranno altri libri simili e che troverete la pace che state cercando”.

Anche noi lo speriamo, signor Stewart.

Fino ad allora, continueremo a leggere i nomi dei morti. Proseguiremo nel compilare le liste in pesanti tomi scritti col sangue e le lacrime siriani. Non ci fermeremo finché l’ultimo nome sia scritto sull’ultima pagina. E dopo, finalmente, ci sarà la pace.

L’intervista di Jon Stewart a Hadi al-Bahra, con la consegna del libro al presentatore:

Lina Sergie Attar, architetto e scrittrice siro-americana, è presidente della Fondazione Karam.

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