News Zoom

Bilancio della primavera araba

primavera araba

Di Mustafa Ahmed al-No’man. Asharq al-Awsat (06/07/2014). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti

Di recente, si sono susseguite notizie provenienti dall’Iraq sul conflitto fra le sue componenti sullo stato di tensione tra i rappresentanti delle varie sette che si sono scambiati reciproche accuse in merito alla responsabilità del collasso dell’esercito e degli apparati di sicurezza nelle regioni passate sotto il controllo di gruppi che vivono al di fuori della nostra epoca, non credono nelle leggi delle società umane avanzate e non rispettano i diritti e le libertà dell’uomo. La situazione dell’Iraq è cupa, ma non è così diversa da quella di molti Paesi della primavera araba, se non nel grado di caos che ha accompagnato l’agognato cambiamento.

A più di tre anni dall’inizio dei movimenti di cambiamento, il comune denominatore è rimasta la frustrazione insinuatasi negli animi dei giovani che aspettavano un capovolgimento delle condizioni di vita e la realizzazione dei loro sogni senza il bisogno di una nuova primavera guidata dai loro figli. Hanno inoltre capito che le grandi trasformazioni richiedono la presenza di uomini dotati di animi elevati e non contaminati dagli odi del passato, in grado di sopportare gli oneri con coraggio e capacità di superare le difficoltà.

I Paesi della primavera continuano a soffrire del deterioramento dell’economia il cui effetto si rifletterà negativamente sulle condizioni di sicurezza, per l’aumento dei costi richiesti dal costante stato di allerta delle forze di sicurezza, così come delle spese per continuare a garantire i servizi fondamentali.

Forse la situazione nello Yemen è più complicata, ma l’Egitto inciderà maggiormente sulla regione. Qui, malgrado le difficoltà, la coesione dell’esercito e dell’apparato di sicurezza, le potenziali capacità economiche e il concetto di stato ben radicato nella psiche degli egiziani, fanno sperare nell’uscita dalla crisi asfissiante che è iniziata negli ultimi anni di governo di Mubarak e si è aggravata con l’arrivo di Morsi alla presidenza.

In Yemen la situazione è completamente diversa in considerazione del deterioramento delle condizioni economiche derivanti dall’incapacità cronica di porre fine alle insurrezioni che avvengono quasi quotidianamente, e da un controllo tribale delle regioni che riforniscono il Paese di carburante ed energia elettrica. Inoltre la situazione del Sud continua a essere fonte di preoccupazione. La condizione degli huthi, i cui sostenitori si espandono in ogni angolo, ha permesso di imporre il loro potere sulle zone di nuova influenza, la parola dei loro leader è diventata suprema e questi non si interessano di ciò che accade nei corridoi del potere, perché credono nella loro capacità di ottenere ciò che vogliono con la forza.

Il bilancio della primavera continua a essere un’illusione!

Vai all’originale