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Bilancio di un 2015 molto particolare

Siria 2015

Di Sameh Rashed, Al-Araby Al-Jadeed (28/12/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Il 2015 è stato un anno diverso, testimone di sviluppi importanti tanto a livello regionale che internazionale.

Iniziamo dal Medio Oriente dove si è ripresentato il fenomeno della “soluzione militare” per affrontare questioni e problemi regionali e interni. Abbiamo quindi assistito alla penetrazione saudita in Yemen, appoggiata almeno parzialmente dall’alleanza arabo-islamica; la Siria, invece, è divenuta campo di battaglia aperto, prima a livello locale, poi regionale influenzando anche il contesto globale. Quest’anno si appresta a chiudersi con una Libia pronta ad accogliere la penetrazione dei Paesi membri della Nato – come annunciato da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia – al fine di monitorare la situazione locale. A questo si aggiunge la caduta di ogni barriera tra la sfera interna ed esterna dovuta proprio all’interferenza tra movimenti nazionali, regionali e internazionali. Tale fenomeno non è del tutto nuovo: ipotizzato già da decenni, ha trovato credibilità nel 2015. Infatti, il credo nella “totale sovranità dello Stato”, nella “decisione nazionale indipendente”, o nell’“allontanamento dei nemici della nazione” non sono altro che sentimenti incoraggiati dai governi per il timore di perdere la propria autorità o indipendenza e vedersi sottomessi a progetti nemici.

Un altro fenomeno evidente nel 2015 riguarda il settore economico, o meglio l’aumento di pressioni e sanzioni finanziarie o commerciali che hanno occupato un posto di rilievo nei percorsi di interazione a livello globale, soprattutto per l’utilizzo di un metodo di attuazione indiretto. Un esempio rinvia all’abbassamento dei prezzi del petrolio, fonte di perdite sorprendenti per l’economia russa.

Il 2015 è stato anche l’anno di separatismi, sia in Europa (col tentativo di separazione della Catalogna dalla Spagna o della Gran Bretagna dall’Unione Europea), che al di fuori del vecchio continente, in riferimento al Quebec, Kurdistan e il nord del Mali. Qui il processo di separazione sembra un’opzione alquanto probabile. È interessante notare che tale fenomeno di segregazione e frammentazione non si limita ad una singola struttura o entità ma minaccia tanto il singolo Stato quanto la coesione tra gruppi regionali. Ne consegue dunque la possibilità di una divisione effettiva per l’Iraq, la Siria, la Libia, lo Yemen o il Mali, al pari dell’Unione Europea, della Lega Araba e dell’Unione Africana.

Il 2015 si appresta al termine guardandosi indietro, mediante il ripristino di strumenti di forza tradizionali volti a gestire problemi e scontri, o la regressione di strumenti diplomatici e politici di cui si sono vantati a lungo le maggiori potenze negli ultimi decenni del XXI secolo. Tuttavia, non è chiaro se tali sviluppi mirano a risolvere delle situazioni sbagliate o piuttosto a frantumare la stabilità universale, creando disordine e spingendo alla fine.

Quel che è certo è che il 2015 ha testimoniato cambiamenti radicali, fissati ormai nella storia e che ricorderanno le generazioni future come eventi di lode o di critica.

Sameh Rashed è un ricercatore egiziano, specializzato nelle relazioni internazionali e affari regionali in Medio Oriente.

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