Politica Tunisia Zoom

Azza Badra:”Il sogno concreto di una vera democrazia”

Intervista di Katia Cerratti

Sociologa, antropologa, tunisina ma residente in Italia da molti anni, impegnata sia in ambito umanitario che socio-economico, Azza Badra non è nuova alle sfide e in questa intervista ci racconta perché ha deciso di candidarsi alle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento, elezioni che vedranno 7 milioni di tunisini al voto domenica prossima e 120 mila residenti in Italia venerdì, sabato e domenica.

Fondatrice dell’Associazione delle donne tunisine (ADTI) e della ONG “La Voix de la Tunisie”, Azza Badra, da ecologista convinta, si era già presentata alle elezioni del 2011 con il partito Parti Tunisie Verte, con buoni risultati ma non sufficienti per vincere. A questa esperienza seguirono delle minacce che la indussero a lasciare la Tunisia, dopo aver assistito in prima linea, nel 2010-2011, a quella rivoluzione che riscriverà la storia del suo paese: la Rivoluzione dei Gelsomini.  Dall’Italia segue le elezioni del 2014, caratterizzate da minacce di terrorismo e brogli, e si dice scioccata per tutto questo tanto da denunciarlo protestando davanti al consolato tunisino a Roma.

In questi anni promuove eventi e iniziative a sostegno delle donne, tra cui “Donne, linguaggio universale”, presentata anche al Parlamento italiano. Dopo un lungo periodo di riflessione, decide che è giunto il momento di candidarsi e aderisce al gruppo “Mouatinun” (Cittadini), nel quale individua la dimensione giusta per portare avanti la sua idea di “democrazia partecipativa”, stanca, come gran parte del popolo tunisino, di partiti e leader che definisce ‘pseudo democratici progressisti solo su carta’.

Hai dichiarato più volte di voler dare un taglio con il passato attraverso la tua candidatura. Cosa significa?

Il gioco di parole in arabo rende più l’idea in quanto il passato è passato ed è tagliente. Dal 2011 ad oggi nessuno di noi ha visto un qualche miglioramento alle nostre aspettative di comunità. Per la Tunisia siamo i ‘dimenticati’, quando, dopo il turismo, sono invece i lavoratori immigrati che contribuiscono alle entrate di valuta estera. Siamo stati la boa di salvataggio del Paese quando il turismo è crollato, Chiediamo anche alla banca centrale in Tunisia di farci un tasso di cambio agevolato anche per invogliare i Tunisini ad investire. Forse per qualcuno sembra un non senso, io dico no, è una cosa fattibile, si tratta di business e quindi si può sempre negoziare. Chiediamo anche la creazione di una banca tunisina in Italia, sempre secondo questa linea, facilitando così i trasferimenti di fondi con costo contenuto ed unico perché quando si passa tramite una banca italiana, c’è da pagare un doppio passaggio.  Questo è un esempio di tante nostre richieste. Ad oggi nessun parlamentare ha risposto alle aspettative, c’è chi si era presentato nel 2011, 2014 e si sta ripresentando. Alla domanda di un giornalista sul bilancio di questi parlamentari, ho risposto: non li conosco e nemmeno loro mi conoscono, penso che renda bene. Il sentimento generale di tutti noi è negativo. Ho elaborato un programma su quattro punti, realistici non delle chimere, basato su cose fattibili. Allora tagliamo con il passato, un passato deludente e soprattutto egoista.

Hai affermato di aver aderito a “Mouatinun” perché lo ritieni non un partito politico ma un esempio concreto di democrazia partecipativa. Puoi spiegarci meglio cosa è Mouatinun?

Mouatinun è l’alternativa ai partiti politici che fino ad oggi hanno solo distrutto il Paese. Hanno avuto il Paese in mano dal 2011 e poi? Mouatinun non è un partito politico ma un gruppo di cittadini che si propone come il veicolo di una democrazia partecipativa e la sua politica di sviluppo sarà basata sulle specificità regionali e internazionali: una città nel deserto non avrà le stesse problematiche e richieste di una città che si trova sul litorale. Stesso discorso a livello internazionale: le problematiche della società tunisina in Francia saranno diverse da quelle della comunità in Italia, già solo per la sua localizzazione geografica molto sparsa. Ho incontrato il gruppo Mouatinun durante la campagna elettorale per le municipali, quando ha contribuito alla vittoria della lista cittadina La Marsa Change, El marsa Tedbeddel. Il gruppo è composto da persone di diversi orizzonti, professori di liceo, professori universitari, ingegneri, agricoltori, studenti, pensionati e soprattutto giovani, la nuova linfa vitale, tutti accomunati da grandi valori morali e desiderio di cambiamento attraverso un progetto moderno, in concordanza con i nostri tempi, i grandi valori di libertà, tolleranza e convivenza pacifica. E’ la nostra ultima chance per salvare il paese.

Mouatinun sarà la barriera forte contro il progetto oscurantista che vuole distruggere il nostro Paese, ricco di tremila anni di storia. Pensiamo agli ultimi eventi: tre attentati, e non è un segreto ormai per nessuno che c’è stato un tentativo di colpo di Stato e di man bassa degli oscurantisti. Se non ci fosse stato il coraggio del Presidente dell’Assemblea e quello dei deputati che hanno dato l’allerta, non ci sarebbero più state elezioni e oggi il nostro Paese sarebbe finito. Abbiamo una sola arma che è quella delle urne, se non la usiamo abbiamo perso in partenza e non potremo più fare nulla. Mi rifiuto di vedere di nuovo, e parlo anche dell’Italia, persone che hanno dimostrato solo di pensare a loro stessi, persone impreparate per svolgere questo ruolo di responsabilità. Siamo tutti responsabili, sia che votiamo, sia che decidiamo di non farlo.

Il “Progetto Antenniste” è il cuore del tuo programma. In cosa consiste?

Lo voglio sintetizzare anche perché è molto articolato: è un progetto che mira a migliorare le condizioni di vita della nostra comunità sparsa su tutto il territorio italiano, dove anche i due Stati, tunisino e Italiano, sono carenti, con servizi, attività, solidarietà.

Hai vissuto in prima linea la rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, cosa ti ha lasciato questo storico evento?

Si, infatti ho vissuto questi momenti storici, non solo per la Tunisia ma per il mondo intero. Durante quei momenti, i Tunisini hanno saputo dare il meglio di loro stessi, il meglio dell’umanità. La forza, l’unione di un popolo per il suo proprio destino, il senso della Patria da proteggere. Tutti gli egoismi sono spariti, una grande solidarietà ha contagiato tutto il paese. Il paese ha retto, tutte le sue istituzioni funzionavano, e così lo Stato non è mai crollato.

A che punto è la Tunisia in tema di diritti delle donne?

La Tunisia è un esempio emblematico per il mondo arabo e anche occidentale, con le sue leggi all’avanguardia per le donne. Ha visto la sua situazione in pericolo durante l’elaborazione della nuova costituzione tra il 2011 e 2013, quando hanno provato a far passare una legge che annullava 60 anni di avanzamenti. Gli islamisti hanno voluto inserire nella nuova costituzione il principio di ‘complementarità’ e non di ‘parità’. Ci hanno provato, ma siamo scese per strada per un mese a manifestare fino a quando abbiamo vinto contro gli oscurantisti. La situazione delle donne è in pericolo, siamo sempre in guardia contro qualsiasi deriva in agguato, e ci sono. Il progetto di legge COLIBE, Commission pour les Libertés fatto durante questa legislatura ormai agli sgoccioli e portato avanti da una parlamentare, non ha potuto essere votato per via di tanti ostacoli ma mi auguro che con il prossimo parlamento si discuta di nuovo e che vada a buon fine, sicuramente con qualche ritocco, facendo della Tunisia, ancora  una volta, un esempio in termini di diritti per le donne, affinché un giorno non avremmo più bisogno di un ministero delle donne, ma di quello delle pari opportunità.

Cosa ti aspetti da queste elezioni?

Aspetto un parlamento forte, coerente, democratico con un massimo di donne democratiche, bastione contro qualsiasi deriva.