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Attacco a Bengasi: cosa è successo? E perché?

catturato terrorista sospetto

Egypt Independent (13/09/12). Di Rena Netjes. Traduzione di Alessandra Cimarosti.

Ci sono stati resoconti conflittuali riguardo a quanto è successo martedì sera. Riguardo agli eventi che hanno portato la morte di quattro diplomatici statunitensi, incluso l’ambasciatore Chris Stevens, a Bengasi.

Il giornalista di Bengasi, Khaled AlTourghani, ha affermato che circa mille persone, si erano accordate nei social network, per riunirsi verso le 21:00, dinnanzi al consolato statunitense. Altre versioni però, hanno dichiarato che le proteste sono state guidate da AlQaeda per vendicare la morte di alcuni suoi elementi.Secondo AlTourghani “le guardie del consolato si sono spaventate e hanno sparato in aria. Questo ha permesso ad alcuni di approfittare della situazione e il consolato è stato attaccato. Ansar AlSharia (una milizia salafita), dei gruppi salafiti e altri gruppi estremisti erano tutti lì. E hanno sparato”.

Il corrispondente di AlArabiyya, Mahmoud AlFarjani, ha affermato “c’è stata una sparatoria tra le guardie del consolato e i manifestanti che hanno attaccato. C’erano quattro-cinque macchine senza targhe, con armi pesanti”. Ufficialmente tutte queste milizie in Libia sono parte delle forze armate o della polizia, ma in pratica operano sotto la propria autorità e seguono le istruzioni dei propri capi.

Sofian Kadura, un pilota d’aereo e volontario che vive a Bengasi ha cercato di avere più informazioni, in quel momento. “Quando abbiamo cercato di avvicinarci al consolato, abbiamo realizzato che gli estremisti islamisti armati avevano bloccato le strade. Avevano fucili automatici e grandi mitragliatrici montate su delle autovetture. Era ovvio che fossero islamisti per le loro barbe lunghe. Io gli ho detto che ero parte di un gruppo di sicurezza e gli ho chiesto di farmi passare, ma hanno rifiutato”.

Un altro funzionario statunitense, in una conferenza stampa, ha dichiarato che il consolato è stato attaccato verso le 22, secondo l’orario libico. Quindici minuti dopo “ i manifestanti che avevano attaccato hanno avuto accesso al complesso e hanno iniziato a sparare nell’edificio principale. Le guardie libiche e il nostro personale di sicurezza hanno risposto. In quel momento c’erano tre persone nell’edificio: l’ambasciatore Stevens, uno dei nostri agenti di sicurezza regionali e il responsabile dell’Information Management, Sean Smith. Sono stati separati l’uno dall’altro a causa del fumo nero, mentre cercavano di mettersi in salvo dall’edificio in fiamme. L’agente di sicurezza e un altro uomo del personale della sicurezza sono ritornati all’interno per mettere in salvo Chris e Sean. Hanno trovato Sean. Era già morto, lo hanno portato fuori. Non riuscivano a localizzare Chris, ma poi sono stati costretti a lasciare l’edificio per il fumo denso, il fuoco e i continui spari.

Verso le 23:20 il personale di sicurezza statunitense e libico hanno ripreso il controllo dell’ambasciata. Secondo quanto affermato dal portavoce del Comitato Supremo per la Sicurezza, Abdel Moneim AlHurr, le forze di sicurezza e di polizia si sono dovute ritirare per l’intensità dell’attacco.

Chi ha effettuato l’attacco e perché?

Il gruppo più nominato negli attacchi armati è stato Ansar AlSharia. Il nome significa sostenitori o partigiani della legge islamica. Altri attribuiscono il recente attacco a gruppi che avrebbero legami con AlQaeda in Mali e Yemen, ma i legami non sono chiari. Ansar AlSharia ha dato una conferenza stampa ieri, nella quale ha affermato di non essere l’unico gruppo presente nella manifestazione dinnanzi al consolato. Un portavoce del gruppo ha dichiarato che ciò che è successo a Bengasi è stata “una risposta da parte del popolo libico per aver insultato l’Islam”. Le Brigate di Omar Abdul Rahman che dovrebbero condividere un’ ideologia simile a quella di AlQaeda, aveva rivendicato la responsabilità di un attacco con una bomba, al consolato statunitense a Bengasi a giugno. Noman Benotman della Fondazione Quilliam, che monitora i gruppi militanti islamisti, crede che sia stato centrale per l’attacco. “L’attacco avrebbe avuto luogo anche indipendentemente dalla protesta contro il film che ha offeso l’Islam”. Le proteste che avevano avuto luogo la stessa sera erano dirette infatti al film che aveva insultato il profeta Mohamed. La Fondazione Quilliam crede che l’attacco armato sia stato più una risposta al video rilasciato dal leader di AlQaeda, Ayman AlZawahiri per commemorare l’undicesimo anniversario dell’attacco al World Trade Centrer dell’11 settembre 2001. Nel video AlZawahiri aveva confermato la morte del suo vice Abu Yahya AlLibi per un attacco da parte di un drone statunitense a giugno e aveva invitato i libici a vendicare la sua morte. Un comunicato stampa della Fondazione dichiara “secondo le nostre fonti, l’attacco è stato il lavoro di circa 20 militanti, preparato per un attacco militare”. Si pensa che coloro che hanno attaccato l’hanno fatto utilizzando le proteste come copertura.

Il vice ministro degli Interni libico, Wanis AlSharif, ha affermato che l’attacco è stato guidato dai sostenitori del vecchio regime di Gheddafi, sottolineando che infatti sono state utilizzate armi usate dal regime che però sono possedute da diversi gruppi in Libia. Pare anche che AlSharif abbia accusato lo stesso consolato americano per aver permesso al proprio staff di rimanere nell’ambasciata. “Era necessario che prendessero precauzioni. È stata colpa loro se non hanno preso le precauzioni necessarie”.

Human Rights Watch ha condannato gli attacchi in una dichiarazione rilasciata ieri. In essa si legge “anche se le recenti elezioni libiche avevano lo scopo di dare nuova legittimità e autorità al governo centrale, i gruppi armati hanno continuato ad operare impunemente”.