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Arabia Saudita: cosa percepisce la mente

Arabia SauditaDi Mshari Al-Zaydi. Asharq al-Awsat (23/03/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Pochi giorni fa gli Sheikh e gli accademici di Qatif hanno rilasciato una dichiarazione in replica a quanto affermato dalle autorità saudite circa la presenza di una rete di spionaggio,  a servizio di un paese straniero, operativa all’interno del regno. Secondo la dichiarazione, che chiede anche delle riforme politiche, le affermazioni delle autorità saudite sulla rete di spionaggio sono sospettose, indegne e orientate a sfruttare le tensioni settarie.

Da tempo i gruppi politici, sia sciiti che sunniti, stanno lavorando per unificare le loro richieste e formare una coalizione. Questa tendenza è stata più pronunciata nel 2003, anno in cui sono venute alla luce numerose dichiarazioni. Poi questo intento è scomparso dalla scena politica per farvi ritorno dopo gli eventi della Primavera araba.

Alcuni punti degni di considerazione sono:

– La dichiarazione firmata dallo Sheikh Safar e da altri implica che lo spionaggio iraniano sia un fenomeno nuovo e improvviso, quando in realtà è stato costante e sistematico. Solo in Yemen recentemente sono state scoperte diverse reti spionistiche. Ci sono poi le cellule di spionaggio scoperte in Kuwait e Bahrein, per non parlare di quelle con base in Iran che hanno attaccato l’Arabia Saudita attraverso la politica e i media, oltre al tentato omicidio dell’ambasciatore saudita a Washington e l’attacco informatico ai server Aramco.

– Spionaggio e lealtà straniere non sono esclusivi dell’​​Iran o di una qualsiasi setta, sono una realtà non detta della politica a cui tutte le nazioni e i gruppi partecipano a vari livelli. Recentemente queste attività sono aumentate a causa delle turbolenze nella regione. Ad esempio, siamo tutti consapevoli della rete dei Fratelli Musulmani scoperta negli Emirati Arabi Uniti.

– Le richieste per il buon governo e la giustizia sociale sono ragionevoli. Ma obiezioni vengono sollevate di fronte al fatto che le questioni sono politicizzate. Tuttavia, chiunque possieda una visione politica ha il diritto di sfruttare le circostanze contingenti e mobilitare le energie per realizzare questo fine.

In poche parole stiamo vivendo in un tempo di confusione, con un’abbondanza di mezzi di comunicazione e posizioni politiche molto variegate. È naturale che ogni gruppo, motivato da onesti principi ideologici o da ambizioni egoiste, dovrebbe cercare di politicizzare ogni questione a proprio vantaggio. Rimane comunque fondamentale che noi proteggiamo la società dalle turbolenze che temiamo e che in mezzo a questo frastuono a volte non importa ciò che l’occhio vede, ma ciò che la mente percepisce.