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Andare oltre il termine “terrorismo”

stop terrorismo
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Di Diana Moukalled. Al-Arabiya (03/08/2016). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Recentemente, Le Monde e altri media francesi hanno deciso che non pubblicheranno più foto o biografie di terroristi, perché vogliono privare le organizzazioni terroristiche del potere della glorificazione. Questo significa che, in caso di attacchi come quelli a Nizza e Rouen, non verranno pubblicate le foto dei carnefici e noi non sapremo le ragioni che li hanno spinti a tali atti.

È davvero possibile non pubblicare più informazioni sui responsabili degli attacchi, soprattutto oggi che foto e dati circolano ormai prima sugli smartphone che sui media? Una tale decisione poteva essere dibattuta una decina di anni fa, ma nel mondo odierno sembra significare arrendersi alla caotica informazione veicolata dai social network.

Queste dichiarazioni non vanno contro la gravità della decisione, che molti media francesi hanno rifiutato e considerato inutile. Il problema centrale è come i media dovrebbero trattare con gli attacchi terroristici. Ma questo dibattito non si risolverò finché non assumeremo una posizione definitiva sul termine “terrorismo”, nonché sulla ripercussione delle dichiarazioni dei media nei confronti dei responsabili e dell’approccio verso di loro.

Il termine “terrorismo” ha decine di definizioni: viene usato per condannare la violenza che noi rifiutiamo, non tutti i tipi di violenza. Quando vengono uccise persone che appartengono a un gruppo con cui non siamo d’accordo, non parliamo sempre di terrorismo. Ci sono infiniti esempi di questo fenomeno in Medio Oriente, ma è manifesto anche in Occidente, Francia inclusa.

I crimini vanno condannati, ma etichettarli tutti con il termine “terrorismo”, escludendo quello che alcune forze militari stanno facendo, non è giusto. Gli attacchi aerei della coalizione che hanno ucciso decine di civili in Siria sono meno atroci dell’uccisione di civili a Nizza o in qualsiasi altro posto? Il massacro commesso in Giappone da Satoshi Uematsu, uccidendo 18 persone nel sonno in una casa di cura, è un atto terroristico?

Forse i media dovrebbero smettere di usare il termine “terrorismo”, perché è stato usato e abusato per distorcere e manipolare la realtà. I media lo hanno persino sfruttato per presentare posizioni faziose al pubblico, invece di fornire informazioni sui fatti. Qualsiasi omicidio è terrorismo, a prescindere dagli scopi e dalle cause. Quindi, non ci dovrebbero essere due pesi e due misure.

Sapere di più sui responsabili dei crimini è necessario affinché il pubblico possa capire come prevenire questi incidenti. La conoscenza e un approccio calmo possono chiarire le idee su cosa sta succedendo. L’accuratezza e l’attenzione nel veicolare notizie sensibili non significa che i media le debbano presentare al pubblico come ci si aspetterebbe: così facendo, non facciamo altro che dare notizie incomplete, inaccurate e fuorvianti

Diana Moukalled scrive per Asharq al-Awsat, Al-Hayat e Al-Wasat. È anche editore web per la libanese Future Television, dove conduce lo show Bil Ayn Al-Mojarada (A occhio nudo).

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