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Ancora 4 anni di governo Assad in Siria?

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I negoziati per la Siria continuano aprendo nuovi spiragli

Di Abdulrahman al-Rasheed. Asharq al-Awsat (10/01/2017). Traduzione e sintesi di Alberto Claudio Sciarrone.

Per trovare una soluzione al conflitto siriano che oramai dura da anni, sia i russi che gli iraniani insistono sul fatto che Bashar al-Assad rimanga presidente. Un nuovo governo con una rappresentanza dell’opposizione sarà formato e le varie regioni della nazione godranno di autonomia.

Tuttavia, ci sono due considerazioni da fare su questa ipotesi: la prima è che il presidente ha vinto le ultime elezioni del 2014 in un contesto poco chiaro, influenzato anche dalla terribile guerra tra le truppe del governo e i ribelli. La seconda è che la fine della presidenza di Assad è prevista nel 2021, quindi il presidente avrebbe a disposizione ancora quattro lunghi anni per sradicare tutte le forze dell’opposizione.

Se tale proposta da parte della Russia e dell’Iran verrà accettata, le condizioni torneranno a come erano prima della rivolta del 2011 e tutte le promesse di un governo misto, di nuove garanzie costituzionali e di leggi per le province saranno prive di valore.

Nonostante questo quadro, mi aspetto che le forze di opposizione moderate accetteranno questa soluzione, poiché il loro scopo non è quello di distruggere il Paese, ma piuttosto di dare il via ad una nuova fase di cambiamento. All’inizio della primavera araba le proteste erano moderate, con manifestazioni in cui si inneggiavano slogan contro il regime in un contesto pacifico. In seguito, l’inasprirsi del conflitto ha causato l’esodo di milioni di siriani verso zone più sicure e la morte di più di mezzo milione di persone.

I siriani sanno molto bene che accettare la presenza del regime per altri quattro anni significherebbe una sconfitta per tutti coloro che in questi anni hanno creduto ad un Paese più giusto, più libero, in poche parole ad una nuova Siria.

Nel caso in cui Assad rimanga presidente, sarebbe più facile per i siriani accettare la divisione della loro nazione, dando ad Assad uno Stato in cui non debba più falsificare i risultati delle elezioni per essere legittimato a governare. Questa ipotesi di dividere la Siria è rifiutata da Turchia, Iran e Iraq poiché temono conseguenze catastrofiche a livello di stabilità regionale. La Siria è oggi come un vaso rotto che vuole essere ripristinato a come era nel passato, nonostante tutti questi anni di distruzione e guerra.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.

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