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Anche la guerra siriana si alimenta con le anfetamine

Anfetamine

Di Natalia Sancha. El País (03/02/2014) Traduzione e sintesi di Chiara Cartia

In quattro anni di guerra, la Siria è diventata un centro di produzione e di consumo di merci da contrabbando. Con le forze di sicurezza stremate dallo sforzo bellico e almeno 40% del territorio sfuggito al controllo dello Stato, i signori della guerra guadagnano con il commercio di armi e, dal 2013, di droghe. Un’anfetamina normalmente conosciuta come Captagon ha conquistato il primo posto nelle vendite di sostanze illegali. La sua produzione, così come il suo consumo, sono aumentati vertiginosamente nel paese dove i combattenti ricorrono a questo stimolante per resistere al logorio nel campo di battaglia.

“Una pastiglia di Captagon permette di sopportare 48 ore senza dormire né dormire né soffrire il freddo”, racconta dal nord della Siria il trentenne Abu Mazen, combattente in una fazione di ribelli.

“In uno scontro a fuoco ad Aleppo un mio compagno è rimasto ferito a una gamba e non ha sentito niente per un’ora”, aggiunge.

Alcuni soldati assicurano che le droghe vengono usate anche tra le fila dei soldati lealisti.

L’ambita compressa si vende tra i 4 e i 18 euro l’una, il che vuol dire che non è per niente accessibile data l’economia in ginocchio del paese. Prodotta in Occidente negli anni ’60, si usava come medicina per trattare l’iperattività o la depressione, fino agli anni ’80 in cui la proibirono perché portava alla dipendenza. Scomparì dai mercati europei e resuscitò in Vicino Oriente. I paesi del Golfo sono diventati i suoi principali consumatori. La polizia saudita requisisce annualmente 55 milioni di pasticche l’anno, un 10% del commercio totale.

L’anno 2013 è un anno chiave per il traffico di Captagon. La Siria emerge come esportatore regionale di una variante della sostanza, economica e semplice da fabbricare, che ha fatto crollare del 90% la produzione libanese. Le frontiere porose con il Libano e la Turchia diventano le vie predilette per esportare la sostanza nel Golfo. “Nell’agosto del 2013 abbiamo realizzato un’importante operazione antidroga in una regione frontaliera siriana requisendo 5 milioni di pastiglie Captagon prodotte in Siria e camuffate in un camion per un valore di circa 100 milioni di dollari (87 milioni di euro) sul mercato”, racconta il generale direttore dell’Unità Antidroga delle forze di sicurezza interne libanesi. Prima del 2013 si intercettavano piccole quantità di 50.000 unità ma lo sforzo allora si concentrava sul traffico di cocaina importata da paesi latini e l’esportazione di hashish dal nord Africa e dall’Europa.”

I signori della guerra hanno diversificato i loro ingressi ottenuti con la vendita illegale del petrolio, facendo del narcotraffico un’importante fonte di finanziamento per paliare la svalutazione della moneta siriana e il rincaro delle armi.  Secondo dati del quotidiano americano Christian Science Monitor, il prezzo di un fucile russo AK-47 è passato da 700 a 1500 dollari dall’inizio del conflitto nel 2011.

Il consumo di anfetamine e di antidepressivi si estende anche alla popolazione civile, esasperata di fronte a un conflitto che non sembra finire mai. “Girano voci che si consumi Captagon ma generalmente si tratta di antidepressivi o di ansiolitici come il Prozac. Il consumo è aumentato molto a Damasco, punto di arrivo della maggior parte dei rifugiati che si portano dietro gravi traumi psicologici”, spiegava a novembre un volontario di una ONG locale a Damasco.

Natalia Sancha è una giornalista, analista politica e fotografa.

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Chiara Cartia

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