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Alleati di cattivo gusto

The Economist (06/09/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Nessuno ha mai dubitato della brutalità dello Stato Islamico. La sua guerra è stata accompagnata da una serie di violenti video di esecuzioni di massa e pulizia etnica. Dal momento che gli USA si sono uniti alla lotta contro l’ISIS, dispiegando bombardieri e droni per aiutare gli alleati iracheni a respingere i jihadisti, il gruppo ha iniziato a uccidere gli ostaggi che finora tratteneva per riscatto.

L’impressionante espansione del gruppo e la sua sete di sangue non fanno altro che alimentare le richieste per una reazione internazionale più energica. Ma anche molti degli alleati dell’Occidente, potenziali o de facto, sono sì e no di buon gusto. Alcuni delle più capaci forze anti-ISIS sono le milizie sciite che una volta combattevano i soldati americani e conducevano una feroce guerra settaria contro i sunniti.

Lo stesso giorno in cui è stato caricato il video dell’uccisione di Sotloff, sono state diffuse immagini di uomini (a quanto si dice appartenenti a Asaib Ahl al-Haq, nota milizia sciita) che posavano trionfanti acanti ai corpi bruciati di sunniti in Iraq. Lo scorso 22 agosto, uomini armati sciiti hanno sparato e ucciso 68 sunniti in una moschea della provincia di Diyala. Human Rights Watch ha accusato le milizie sciite appoggiate dal governo del rapimento e dell’uccisione di numerosi civili sunniti nel corso di quest’anno.

Quando lo scorso 8 agosto gli USA hanno iniziato gli attacchi aerei contro l’ISIS in Iraq, si sono sforzati di sottolineare che non stavano collaborando con gli sciiti. Di certo è stato più astuto usare gli attacchi aerei per aiutare i curdi nel Nord dell’Iraq piuttosto che aiutare le autorità a guida sciita di Baghdad. E quando si parla di attaccare il baluardo dell’ISIS in Siria, i funzionari americani dicono che “non è la stessa cosa” che Bashar al-Assad, il presidente siriano appartenente alla minoranza alawita, spesso considerato una branca sciita.

Detto ciò, la ripresa di Amerli, villaggio iracheno culla dei turkmeni sciiti, lo scorso 1° settembre, mostra che gli Stati Uniti combatteranno per evitare di cooperare con i miliziani sciiti. Sulla carta, l’operazione è stata condotta dall’esercito iracheno, con cui gli USA affermano di aver coordinato i loro attacchi aerei, ma non avrebbe avuto successo senza la presenza di diverse milizie sciite. Esse mostrano uno spirito combattente più forte rispetto alle forze irachene regolari e hanno guadagnato esperienza combattendo non solo contro gli americani in Iraq, ma anche per Assad in Siria.

Sono almeno quattro le milizie sciite che hanno preso parte alla battaglia di Amerli: i Corpi Badr, creati negli anni ’80 dall’Iran per sfidare il regime iracheno di Saddam Hussein; Asaib Ahl al-Haq, noto tra le nuove reclute per la sua audacia e crudeltà; Kataib Hezbollah (non direttamente collegati al gruppo libanese omonimo), un gruppo ben addestrato collegato all’Iran; e Saraya al-Salam, una versione ri-etichettata dell’esercito Mahdi di Sadr, ufficialmente dissolto nel 2008. A partire da giugno, sono poi comparse milizie minori di 100-150 uomini quando Ali al-Sistani, la maggiore autorità sciita in Iraq, ha invitato gli uomini ad arruolarsi (nell’esercito, non nelle milizie) per difendere Baghdad dopo la presa di Mosul da parte dell’ISIS.

Se l’Occidente vuole opporsi allo Stato Islamico, potrebbe non avere altra scelta che cooperare, implicitamente o esplicitamente, con questi combattenti sciiti. Molti gruppi sunniti che una volta aiutavano gli USA a scacciare i jihadisti sunniti si sono uniti all’ISIS, mentre i curdi hanno poche possibilità di avanzare oltre i limiti della loro zona centrale.

In Siria, l’enigma è ancora più fitto, dal momento che l’Occidente è ai ferri corti sia con l’ISIS che con il suo apparente nemico, il regime Assad. Ribelli sunniti meno estremisti hanno scacciato lo Stato Islamico da diversi villaggi all’inizio dell’anno, ma in carenza di armi la loro campagna si è esaurita.

L’esercito siriano e i suoi vari alleati sono quindi i più forti oppositori dell’ISIS. Il debole esercito siriano è stato rinforzato da diverse milizie sciite, spesso nel tentativo di salvare le tombe sciite come quella di Saida Zainab a Damasco. Molte di esse si sono ritirate in Iraq nel corso dell’estate. Le Forze di Difesa Nazionale, un gruppo parlamentare siriano, è stato creato con l’aiuto iraniano. Un altro protetto dell’Iran, Hezbollah, la milizia sciita libanese, ha svolto un ruolo prominente nelle battaglie vicino Damasco.

Eppure, mentre la guerra divide Iraq e Siria lungo linee settarie, qualsiasi azione americana contro l’ISIS rischia di sostenere involontariamente l’Iran e gli sciiti, così alimentando il vittimismo sunnita sui cui lo Stato Islamico si fonda.

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Roberta Papaleo

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  • […] Nessuno ha mai dubitato della brutalità dello Stato Islamico. La sua guerra è stata accompagnata da una serie di violenti video di esecuzioni di massa e pulizia etnica. Dal momento che gli USA si sono uniti alla lotta contro l’ISIS, dispiegando bombardieri e droni per aiutare gli alleati iracheni a respingere i jihadisti, il gruppo ha iniziato a uccidere gli ostaggi che finora tratteneva per riscatto.L’impressionante espansione del gruppo e la sua sete di sangue non fanno altro che alimentare le richieste per una reazione internazionale più energica. Ma anche molti degli alleati dell’Occidente, potenziali o de facto, sono sì e no di buon gusto. Alcuni delle più capaci forze anti-ISIS sono le milizie sciite che una volta combattevano i soldati americani e conducevano una feroce guerra settaria contro i sunniti.Lo stesso giorno in cui è stato caricato il video dell’uccisione di Sotloff, sono state diffuse immagini di uomini (a quanto si dice appartenenti a Asaib Ahl al-Haq, nota milizia sciita) che posavano trionfanti acanti ai corpi bruciati di sunniti in Iraq. Lo scorso 22 agosto, uomini armati sciiti hanno sparato e ucciso 68 sunniti in una moschea della provincia di Diyala. Human Rights Watch ha accusato le milizie sciite appoggiate dal governo del rapimento e dell’uccisione di numerosi civili sunniti nel corso di quest’anno.  […]