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Algeria: verso l’integrazione nel mercato globale

L’Economiste Maghrébin (15/11/2014). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Stabilita cinque anni fa all’interno della legge finanziaria complementare del 2009, la regola del 51%-49%, che impone un tetto minimo del 51% alla partecipazione algerina a progetti che vedono coinvolte imprese straniere, potrebbe saltare. L’adesione di Algeri all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sta già preparando il terreno all’elaborazione di un nuovo codice in grado di rimuovere tutte quelle regole in vigore che, secondo il governo algerino, ostacolano gli investimenti.

Si tratta di una linea politica dettata, secondo fonti ufficiali, dal presidente algerino Abdelaziz Bouteflika in persona, ma i rappresentanti di Algeri ai negoziati con l’OMC hanno già evocato più volte l’abrogazione della regola 52%-49%. In un articolo pubblicato nel settembre 2012 dal sito Jeune Afrique, il prof. Abderrahmane Metboul aveva criticato duramente la norma, che inizialmente riguardava gli investimenti stranieri nel settore dei servizi e dell’industria (soprattutto petrolchimica), ma nel 2010 è stata estesa anche alle banche straniere. Una regola restrittiva, secondo Metboul, “che risponde più all’ideologia che alla logica economica”.

L’economia algerina ruota da sempre attorno agli idrocarburi e il tasso di crescita del 5-6% registrato negli altri settori è in gran parte risultato dell’investimento da parte dello stato di ampie fette delle rendite di gas e petrolio. In pratica tutto dipende dal giro di affari di Sonatrach (compagnia nazionale degli idrocarburi), che esporta il 98% degli idrocarburi grezzi e semi-grezzi e provvede all’importazione di oltre il 70% dei beni necessari alle imprese pubbliche e private. Per aderire all’Omc, un processo in atto dal 1987, Algeri deve porre fine a tale monopolio, anche se all’ultima riunione i paesi membri si sono rallegrati dei suoi “progressi nelle modifiche al regime commerciale”.

Molti restano i punti su cui lavorare, come recita l’ultimo documento pubblicato dall’Omc. Restrizioni alle importazioni, divieti e restrizioni agli investimenti, sovvenzionamenti sulle esportazioni, applicazione discriminatoria dei tassi vigenti, sistema di registrazione degli indicatori geografici, politiche sui prezzi, diritti di commercializzazione e politiche agricole. L’Algeria è uno dei pochi paesi africani che ancora non fanno parte dell’Omc, insieme a Etiopia, Guinea Equatoriale, Unione delle Comore, Libia, Liberia, Sao Tomé e Principe, Seychelles e Sudan.

Il calo dei prezzi del petrolio e l’aumento contestuale dei prezzi dei generi alimentari provoca l’incubo della stagnazione e della recessione. Proprio per questo è necessario evitare reazioni isteriche, come dare in pasto il paese alle multinazionali. Il rischio, secondo il teorico dello sviluppo Akli Moussouni, è che vada a finire come in altri paesi emergenti, che sacrificano parte delle colture destinate all’alimentazione (canna da zucchero, cereali) alla produzione di carburanti da esportare. Accelerare l’adesione all’Omc, continua Moussouni, senza aver ancora beneficiato degli accordi con l’Unione Europea rischia di essere controproducente, mentre sarebbe più ragionevole che lo stato gestisse gli investimenti (suoi e di imprenditori locali e stranieri) in modo da ricostruire progressivamente il settore agricolo, perno della sicurezza alimentare.

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