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Algeria: da Si Mabrouk al generale Toufik

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Di Ahmed Farrah. Le Matin.dz (17/09/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Il 31 dicembre 1980, moriva a Parigi, nell’indifferenza generale, Abdelhafidh Boussouf, nome di battaglia Si Mabrouk. Era stato il fondatore del ministero dell’Armamento e delle Relazioni Generali (MALG), creato in Marocco durante la guerra di indipendenza algerina e sostituito, a guerra finita, dalla Sicurezza Militare (SM), colonna vertebrale del futuro regime. Dopo aver formato i primi rampolli dell’élite militare algerina, negli anni ’60 Si Mabrouk cade in disgrazia, a causa di un disaccordo con Houari Boumédiène, uno dei capi dell’insurrezione anti-coloniale e futuro presidente dell’Algeria. A determinarne la scomparsa dalla scena politica è stata tuttavia la scelta dei suoi stessi sostenitori di allearsi con Ahmed Ben Bella, presidente dal 1962 al 1963.

Ironica dunque la sua sorte, se si considera che Boumédiène ha costruito il suo potere proprio sulla SM, affidata nel 1962 al comandante Abdallah Khalef, detto Kasdi Merbah, fresco di promozione all’accademia dell’intelligence russa del KGB. La crescita progressiva del suo peso politico nel regime algerino, le consentì di respingere qualsiasi ingerenza da parte delle istituzioni formalmente chiamate a governare il paese, comprese quelle giudiziarie. Un’evoluzione che ha suscitato apprensione nello stesso Boumédiène, che per arginarne il campo di azione ha praticamente “cooptato” la Direzione Generale della Sicurezza Nazionale (DGSN). Altro tentativo fallito, come dimostra il fatto che durante la presidenza della repubblica di Chadli Bendjedid (1979-1992) la SM era ormai fuori controllo. Così, nel 1990 (due anni dopo la “primavera berbera” e le rivolte popolari, brutalmente represse dal governo) le varie strutture della sicurezza interna vengono unificate nel Dipartimento per l’Informazione e la Sicurezza (DRS), posto sotto la tutela del Ministero della Difesa, allora guidato dal generale maggiore Khaled Nezzar. Questi, ora in pensione e in attesa del processo per crimini di guerra (che avrebbe commesso nel “decennio nero” degli anni ’90) al Tribunale penale federale svizzero, affidò la gestione del DRS all’allora colonnello Mohamed Médiène, alias Toufik, presto generale.

A fine luglio, il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ha compiuto un nuovo tentativo, dopo quello del 2010, di modificare gli assetti di potere tra esercito e intelligence, sostituendo il comandante della Guardia Repubblicana e il comandante della Direzione della sicurezza e della protezione presidenziale (DSPP). L’anziano presidente, inoltre, ha posto il DRS sotto il controllo dello stato maggiore dell’esercito. Qualche giorno fa, l’ultimo atto, ovvero il “pensionamento” del generale Toufik, finora considerato di fatto il fulcro del governo del paese. Se il DRS ha accompagnato l’Algeria durante la transizione da territorio colonizzato a paese in via (teoricamente) di emancipazione, oggi, dopo 53 anni dalla conquista dell’indipendenza, sarebbe il caso di elaborare altri stratagemmi per impedire che altri apparati dello stato possano spiare cittadini, partiti politici e associazioni culturali senza un motivo né un indizio a loro carico. Anche perché oggi, la difesa con ogni mezzo (inclusi sistemi di spionaggio illiberali e antidemocratici) della sovranità nazionale non ha più molto senso, in un mondo globalizzato in cui a decidere le sorti dei popoli sono sempre più spesso istituti finanziari e multinazionali.

Ahmed Farrah è redattore del quotidiano algerino in lingua francese Le Matin.

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