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Algeria: caso Smain

El Watan (25/03/2012). Lo scorso 19 marzo il Collettivo delle famiglie degli scomparsi e Sos scomparsi hanno sottoposto ai responsabili delle Nazioni Unite per la difesa dei diritti umani il caso dell’attivista Mohamed Smain. Quest’ultimo, responsabile della Lega algerina per la difesa dei diritti umani, nel 2001 aveva denunciato alla Gendarmeria nazionale algerina l’esistenza di una fossa comune a Relizane. Successivamente le prove acquisite sono state “prelevate” dalla Gendarmeria e dai membri della milizia di legittima difesa della città, costituita, come le altre milizie di questo tipo, negli anni ’90 in risposta alle azioni dei gruppi terroristici. Smain aveva quindi denunciato alla stampa proprio il responsabile di questa milizia, l’ex sindaco di Relizane Mohamed Fergane, e altri suoi otto esponenti. Immediata la reazione, sia di Fergane, che di Mohamed Abed, sindaco di Djediouia e di altri “patrioti” (così vengono chiamati coloro che sono entrati nelle milizie di legittima difesa), che denunciano Smain per “diffamazione e denuncia di crimini immaginari”. Dopo 10 anni di processo, il 27 ottobre 2011, l’attivista viene condannato a due mesi di reclusione, 510€ di multa e 101€ di risarcimento per ciascuno dei “calunniati”.