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Algeria: Bouteflika è ancora il presidente?

algeria bouteflika

Di Hacen Ouali. El Watan (7/11/2015). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen.

Emergono sempre più frequentemente elementi che alimentano il sospetto che il capo dello Stato algerino, Abdelaziz Bouteflika, possa essere tenuto fuori dalle decisioni politiche che si stanno prendendo nel Paese.

Se l’opposizione radicale continua a mantenere e sottolineare il vuoto di potere, la “conferma” della presa di potere da parte di gruppi informali comincia ad arrivare anche dagli stessi alleati di Bouteflika. Esponenti come Khalida Toumi e Drif-Zohra, solo per citarne alcuni, hanno abbastanza familiarità con la residenza presidenziale, per non ammettere che “l’indirizzo del potere” in Algeria è già cambiato. La situazione suggerisce che Bouteflika sembra aver perso il controllo del paese, e che il trasferimento di potere sarebbe stato operato su uno sfondo di lotta e regolamenti di conti all’interno dell’apparato burocratico algerino.

Il ritorno di Abdelaziz Bouteflika in condizioni discutibili è usato come fumo negli occhi per consentire ai gruppi politici interessati al potere, di cogliere l’attimo. Un processo avviato un paio di mesi prima della decisione di Bouteflika di “ricandidarsi” alla presidenza e che ha lo scopo di portare le dighe a cedere, a partire da quello che, fino ad ora, è stata la spina dorsale del regime, il DRS (Département du Renseignement et de la Sécurité, i servizi segreti algerini).

Martoriati da ripetuti attacchi interni al serraglio, gli uomini forti del DRS sono stati “eliminati” uno ad uno fino a raggiungere il generale Toufik.

Seguì una presa di ciò che molti politici chiamano gli “oligarchi” che sono cresciuti all’ombra di un presidente che le ha concesso vantaggi e privilegi. Diventa una oligarchia che, come in altri luoghi in cui tale infuriava, può domare lo Stato di sequestrare dei suoi poteri.

Il parallelo con la Russia di Eltsin o l’Egitto di Mubarak è impressionante. Controllo di settori strategici dell’economia, mani sulle istituzioni, addomesticamento dei partiti politici al potere, sottomissione della amministrazione per garantirsi sicurezza internazionale. La revisione della Costituzione dovrebbe incoronare la marcia verso la totale conquista del potere.

Tuttavia, la società può sperimentare una sorta “resistenza” interna, che potrebbe essere innescata dallo scontro di ambizioni e di numerosi ego politici.

La guerra tra “alleati” è una chiara spia della situazione mentre va da sé che la crisi economica potrebbe pericolosamente precipitare gli eventi.

Il regime, che ha sempre operato sulla base di accordi di clan, è totalmente privo di arbitraggio adesso. La volontà di eliminare Bouteflika dalla scena pubblica e politica del paese, complica ulteriormente le possibilità di “compromesso” tra i diversi blocchi.

Le tensioni rischiano di riversarsi i confini del serraglio. I prossimi mesi saranno decisivi.

Hacen Ouali è giornalista per il quotidiano algerino online El Watan.

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Roberta Papaleo

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  • […] Emergono sempre più frequentemente elementi che alimentano il sospetto che il capo dello Stato algerino, Abdelaziz Bouteflika, possa essere tenuto fuori dalle decisioni politiche che si stanno prendendo nel Paese. Se l’opposizione radicale continua a mantenere e sottolineare il vuoto di potere, la “conferma” della presa di potere da parte di gruppi informali comincia ad arrivare anche dagli stessi alleati di Bouteflika. Esponenti come Khalida Toumi e Drif-Zohra, solo per citarne alcuni, hanno abbastanza familiarità con la residenza presidenziale, per non ammettere che “l’indirizzo del potere” in Algeria è già cambiato. La situazione suggerisce che Bouteflika sembra aver perso il controllo del paese, e che il trasferimento di potere sarebbe stato operato su uno sfondo di lotta e regolamenti di conti all’interno dell’apparato burocratico algerino. Il ritorno di Abdelaziz Bouteflika in condizioni di salute precarie è un paravento per consentire ai gruppi politici di prendersi fette di potere. Un processo avviato un paio di mesi prima della decisione di Bouteflika di “ricandidarsi” alla presidenza e che ha portato molte istituzioni ad essere prese d’assalto dai vari clan. A partire da quello che, fino ad ora, è stata la spina dorsale del regime, il Drs (Département du Renseignement et de la Sécurité, i servizi segreti algerini). Martoriati da ripetuti attacchi interni, gli uomini forti del Drs sono stati “eliminati” uno ad uno fino al generale Toufik. Ne è seguita una sempre maggiore influenza degli “oligarchi” che sono cresciuti all’ombra del Presidente che, in passato, ha loro concesso vantaggi e privilegi. Una oligarchia che ha preso sempre più potere. Il parallelo con la Russia di Eltsin o l’Egitto di Mubarak è impressionante: controllo di settori strategici dell’economia, mani sulle istituzioni, addomesticamento dei partiti politici al potere, controllo forte sugli apparati di sicurezza. La revisione della Costituzione dovrebbe incoronare la marcia verso la totale conquista del potere. Tuttavia, si sta assistendo anche a una sorta di “resistenza” interna, innescata dallo scontro di ambizioni e di numerosi ego politici. La guerra tra “alleati” è una chiara spia della situazione mentre va da sé che la crisi economica potrebbe pericolosamente precipitare gli eventi. Il regime, che ha sempre operato sulla base di accordi tra clan, non ha adesso un arbitro super partes che regoli gli scontri. La volontà di eliminare Bouteflika dalla scena pubblica e politica del paese, complica ulteriormente le possibilità di “compromesso” tra i diversi blocchi. I prossimi mesi saranno decisivi. (10/11/2015 Fonte: ArabPress) […]