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Al-Maliki nell’occhio de ciclone

Di Tariq Alhomayed. Asharq Alawsat (30/12/2012). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Il modo in cui le agenzie di stampa internazionali riportano la situazione in Medio Oriente lascia sbalorditi. Il problema è che continuano a commettere gli stessi errori, ovvero generalizzano e usano termini inappropriati. Ad esempio, è sbagliato descrivere quanto sta accadendo in Iraq una rivolta sunnita, anche se alcuni sunniti la definiscono così e affermano di voler rovesciare al-Maliki.

I sunniti non sono gli unici ad aver subito i soprusi del governo poiché questi hanno riguardato tutti gli iracheni. Anzi, l’ingiustizia più grave è stata contro l’Iraq, senza alcuna considerazione della storia moderna o dell’unità del paese. Al-Maliki si è scontrato con i curdi e c’è mancato poco al conflitto. Ha affrontato anche le forze civili e politiche, sciiti compresi. Ne è l’emblema Iyad Allawi. La stessa sorte è toccata alle figure più moderate sia sunnite che laiche, come nel caso del vice presidente Tariq al-Hashemi. Anche Moqtada al-Sadr, leader del movimento sadrista, ha affermato che al-Maliki vuole trasformare l’Iraq in uno stato sciita.

In altre parole il regime oppressivo di al-Maliki sta tentando di monopolizzare il paese, anche a costo di distruggerne il tessuto sociale e di distorcere il sistema politico. Tutto con il beneplacito di Washington e grazie al sostegno dell’Iran.

Alla luce di ciò si può parlare di rivoluzione sunnita? La risposta è no. Siamo piuttosto davanti ad un regime che ha fallito nel promuovere la riconciliazione politica, mette da parte gli altri, non dà il giusto peso al dialogo e spinge gli uni contro gli altri: ecco perché l’Iraq si trova in questo stato. Al-Maliki è nell’occhio del ciclone e finché la sua priorità è il governo piuttosto che l’unità nazionale, il peggio purtroppo deve ancora venire.

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