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Al di là del principio di piacere, da Freud a Rabaa al-Adaweya

Ali Salem
Ali Salem

di ‘Ali Salem (Asharq AlAwsat 11/08/2013). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

Alla Prima Guerra Mondiale fecero eco in campo psichiatrico casi di soldati che, in seguito allo shock delle scene cui avevano assistito, facevano un sogno ricorrente con gli stessi dettagli del doloroso evento vissuto in combattimento. Freud era molto interessato al fenomeno, soprattutto perché era incompatibile e anzi contrastava di netto con le conclusioni che aveva tratto sui sogni. Questi ultimi mirano a proteggere il dormiente nel suo riposo, proprio come da svegli si è concentrati sul tutelarsi da tutto ciò che ci importuna. Allora perché mai quel sogno si ripeteva angustiando i soldati con lo shock che si portava dietro? E da dove viene – all’interno della mente – questa ripetizione?

Osservando il fenomeno della ripetizione negli esseri umani, si è scoperto che il bambino – dopo che i suoi genitori gli hanno raccontato una storia divertente – sarà portato a chiedere che gliela raccontino di nuovo. L’adulto che abbia appena visto un film che gli è piaciuto, invece, non è molto incline a volerlo guardare subito di nuovo. Magari gli ci vorranno dei giorni o dei mesi, per riguardarlo. Solo il bambino ha piacere nel riaccostarsi al racconto, anche se lo ascolta ogni giorno.

Dunque nella mente risiede una forte tendenza alla ripetizione, ed è ciò che plasma il principio di piacere. Principio nel senso di causa, motore o base: è l’algebra della ripetizione. Tale principio, tuttavia, non ha sovranità assoluta sulla mente: sono tutti gli atti umani che conducono al piacere. Esso è un principio forte che si oppone all’istinto di morte e vi rientra tutto ciò che arresta tale istinto e gli proibisce di esercitare la sua attività con una libertà assoluta.

Suppongo che a volte accada che il principio di piacere soccomba all’istinto di morte e che l’operare del primo si trovi ad essere esercitato da quest’ultimo. La morte in sé diventa perciò una richiesta che causa il piacere – che sia la morte di sé o degli altri. Ciò accade senz’altro nella mente di chi non possiede sufficiente rispetto per la vita e per gli esseri umani, ed è il risultato dell’ignoranza e del disprezzo di sé. Questo è il terrorismo considerato dal punto di vista della psicoanalisi.

Le telecamere hanno già ripreso numerosi bambini a piazza Rabaa al-Adaweya, cui è stato chiesto: “Perché siete qui?”. Le loro risposte vertevano tutte sul fatto di essere arrivati lì per sacrificarsi. Provavano tutti gioia e parlavano con leggerezza della morte. C’è stata dunque una pausa nel principio di piacere dentro di loro, ha prevalso l’istinto di morte e ne hanno perciò parlato con sincerità e dolcezza. Questo è l’habitat in cui si trova ad operare chi sia radicale, pervaso da ciò che ottunde pian piano tutte le sue capacità mentali affinché veda nella morte qualcosa di bello.

I membri della Fratellanza Musulmana hanno architettato una trappola per la nazione, per i loro affiliati e per i nostalgici della gioia delle feste. Questi si sono ritrovati invece di colpo davanti alla morte, e la piazza si è trasformata in un campo di battaglia. L’obiettivo della piazza è aprire il fuoco sul nemico da una postazione più forte, mentre ti è davanti. Non è un sit-in, ma una trappola per la morte della gente.

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