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Gli ultimi giorni di al-Assad e Saddam

Faisal MiqdadTariq al-Homayed. Asharq al-Awsat (21/04/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Chiunque legga l’intervista rilasciata dal vice ministro degli Esteri siriano Faisal Miqdad al The Guardian ricorderà gli ultimi giorni di Saddam Hussein al potere e l’approccio adottato dai funzionari del regime di Baghdad. Potrà anche scoprire e rendersi conto che le analisi, elaborate nell’ultima decade, volte a propagare la menzogna della “resistenza” e distorcere la reputazione degli Stati arabi moderati, sono state elaborate nientemeno che dal regime di al-Assad.

In questa conferenza stampa, Miqdad ha parlato di colonialismo, dell’aiuto dato ad al-Qaida in Siria da Gran Bretagna e Francia, ha poi concluso l’intervista insultando alcuni Stati arabi. È lo stesso approccio a  cui i funzionari iracheni hanno ricorso negli ultimi giorni del regime. Oggi il vice ministro degli esteri siriano impiega lo stesso approccio quando insulta alcuni governi arabi. In questo non c’è nulla di sorprendente in quanto Miqdad rappresenta un regime baathista, e questo, purtroppo, è il tipico discorso baathista. Discorso che prova la portata dell’emotività del regime, soprattutto perché viene da un vice ministro degli esteri e non un altro ufficiale. È qualcosa di cui il ministro degli esteri di Saddam Hussein, Tariq Aziz, non è mai stato fatto preda.

L’emotività di Miqdad non si è fermata agli insulti, ma è andata oltre fino a  sostenere che la Gran Bretagna e la Francia hanno direttamente e indirettamente aiutato Al-Qaida e che le nazioni europee stanno inviando affiliati di Al-Qaida in Siria; ha persino affermato che gli agenti del Mossad sono presenti sul territorio siriano. Ma quanto è confuso? L’unica cosa che l’intervista di Miqdad ci dice è che al-Assad è sotto pressione estrema. Così, mentre il regime parla di un’”amnistia”, che non è altro che un nuovo trucco, il suo vice ministro degli Esteri parla di una sorta di cospirazione cosmica che coinvolge l’Europa, gli Stati arabi, Al-Qaeda e anche il Mossad israeliano. Per finire Miqdad ha affermato che qualora al-Assad lasciasse la Siria questa scomparirebbe dalle mappe.

La realtà, di cui tutti sono ormai convinti, anche quelli che erano scettici sulla rivoluzione siriana, è che permettere allo spacciato regime di Assad di continuare a vivere rappresenta una vera e propria minaccia per lo Stato siriano,  per le sue componenti sociali e per la regione nel suo complesso. Pertanto, la migliore garanzia per salvare lo stato siriano è assestare il colpo di grazia al regime di al-Assad non ascoltando deboli deliri e giustificazioni e non permettendo al tiranno di tentare altri trucchi e distrazioni. La comunità internazionale, che permette ad al-Assad di prolungare il conflitto, ha portato la Siria alla situazione attuale. Più tardiamo a seppellire il peggior regime nella storia della nostra regione, maggiore è il prezzo che pagheremo.

 

 

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