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Le ingiustizie della repubblica che rivendica l’Islam

Di Meshal  al-Nami. Al-Arab (03/03/2014). Traduzione e sintesi di Francesca Passi.

L’Iran sostiene che il proprio modus operandi islamico sia ciò che consente di associare l’Islam con il suo stesso nome; ma se soltanto si facesse luce sulla questione di Ahwaz, si scoprirebbe, in realtà, fino a che punto arrivino le ingiustizie commesse dalla cosiddetta “Repubblica islamica dell’Iran”. E’ noto che la regione araba occupata di Ahwaz sia abitata da una maggioranza sciita; in passato, gli abitanti di Ahwaz sostennero la rivoluzione di Khomeini proprio perché questa sottolineava l’importanza dei simboli religiosi islamici e avrebbe dunque promosso i loro valori e diritti.

In realtà, l’Iran ha dato vita alle più atroci forme di discriminazione razziale contro gli arabi di Ahwaz e cerca in più modi di costringerli ad emigrare verso le regioni persiane, affinché questi possano mescolarsi ai persiani e la loro identità araba possa essere cancellata. Sempre allo scopo di far trasferire gli abitanti di tali aree, la ricostruzione delle città e dei villaggi di Ahwaz nella zona al confine con l’Iraq, promessa in seguito alla distruzione causata dalla guerra irachena-iraniana, non è mai stata realizzata. Delle numerose riviste pubblicate nella regione araba nessuna di queste appare in lingua araba e, allo stesso modo, alcun governatore arabo è mai stato nominato sin dal momento dell’occupazione di Ahwaz. L’articolo quindici della Costituzione iraniana sancisce che ad ogni nazionalità spetta il diritto di studiare la propria lingua madre, oltre al persiano, presso le scuole pubbliche; tuttavia, ciò non è permesso al popolo di Ahwaz.

L’Iran produce tre milioni di barili di petrolio al giorno nella regione di Ahwaz e questo rappresenta il settanta per cento del totale della sua produzione petrolifera; la più grande raffineria di petrolio al mondo si trova proprio nella città di Abadan, situata nella stessa regione, da cui l’Iran trasporta anche l’acqua potabile. Malgrado le numerose risorse sopracitate di questa regione araba dell’Iran, il venti per cento degli abitanti di Ahwaz non sono semplicemente poveri, bensì vivono al di sotto della soglia di povertà.

Tre settimane fa, la stessa repubblica iraniana che si rivendica “islamica” ha arrestato dei giovani di Ahwaz che avevano portato avanti delle manifestazioni, e successivamente le famiglie di tali detenuti hanno ritrovato i loro cadaveri lungo le sponde dei fiumi Karun e al-Aghlal.

In questo articolo, non sono stati citati che alcuni dei numerosi soprusi messi in atto dalla repubblica che si proclama “islamica” contro un popolo che professa la sua stessa dottrina religiosa, che ha contribuito al rovesciamento dello Scià e ha preso parte alla rivoluzione iraniana. Come ci si può aspettare, dunque, che l’Iran possa prendere posizione a favore del popolo siriano che non appartiene alla sua stessa scuola religiosa tanto meno alla sua stessa etnia?

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