Mille e una pagina Siria

Adonis, il grande sperimentatore

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Adonis
Dal blog Mille e una pagina di Claudia Negrini

Il poeta siriano Adonis fa parte dei grandi nomi della letteratura e della poesia araba. Nasce nel 1930 a Qassabin, in Siria, con il nome Ali Ahmad Said Isbir. Pubblica la sua prima raccolta di poesie a soli 27 anni, pochi anni dopo essersi laureato all’università di Damasco e aver ottenuto persino il Dottorato a Beirut.

Sin da questa prima pubblicazione, intitolata “Poesie prime”, ebbe un enorme successo tra il pubblico e anche tra la critica, tanto da essere notato dal poeta libanese Yusuf al-Khan che gli propose di collaborare a una rivista chiamata proprio “Poesia”.

Da un paio di decenni la letteratura araba stava subendo innovazioni profonde. Questi rinnovamenti si vedevano anche e soprattutto nella poesia, dove il verso libero, che rompeva con i vincoli della poesia araba classica, stava prendendo sempre più piede.

Forte degli esperimenti dei suoi predecessori Adonis si lancia a capofitto nel mare della sperimentazione che stava travolgendo i poeti di quella regione. Non a caso, infatti, fonda il gruppo Tammuz, insieme all’iracheno Badr Sakir al-Sayyab e al palestinese Jabra Ibrahim Jabra. Il nome è la versione mesopotamica della figura che noi conosciamo come Adone, che ha ispirato il poeta stesso per il suo nome. È un personaggio presente in tutta la mitologia classica, dalla Mesopotamia, fino agli etruschi e oltre: si trattava di un bel giovane, che accompagnava sempre figure divine legate alla procreazione, alla fertilità e all’amore. Se per i babilonesi era Ishtar, per i greci era Afrodite.

Sebbene la sua sperimentazione continua lo collochi perfettamente all’interno delle correnti letterarie di quel periodo, c’è però un tema in cui il poeta è controcorrente: l’impegno politico dell’artista. In un momento storico in cui ogni poesia era diventata un’arma, per il panarabismo, contro Israele o per il bene di tutta la società araba, Adonis rivendicava la libertà dell’artista, inneggiando all’arte a servizio di sé stessa e non di ideologie.

Ogni tanto, però, incontriamo dei temi sociali o politici anche nelle sue opere. Vi è sempre uno sguardo al passato classico, alla grandiosità delle civiltà antiche del Mediterraneo in particolare, alla Mesopotamia, ma anche ad Al-Andalus. Attraverso la riscoperta del passato, Adonis ritrova i valori universali dell’uomo, quelli che non tramontano mai, ma che vanno riscoperti.

Volente o nolente la politica ha, purtroppo, bussato anche alla sua porta, quando nel 1975 è scoppiata la guerra civile in Libano, dove risiedeva dai tempi del Dottorato. A questa esperienza dedica un intero volume intitolato “Il libro dell’assedio”, inedito in italiano.

Dieci anni dopo il poeta si trasferisce a Parigi, dove tutt’ora risiede. I suoi componimenti testimoniano il suo animo viaggiatore anche prima del trasferimento nella capitale francese. Mi viene in mente quella dedicata alla delusione che ha provato di fronte a New York, visto che il suo immaginario aveva creato la metropoli ricalcando le poesie di Walt Whitman (la poesia in questione si intitola “Una tomba per New York” e la trovate nella raccolta “Ecco il mio nome” curata da Francesca Corrao ed edita da Donizzelli). In ogni caso nel suo stile si sente questo cambiamento spaziale, nonostante rimangano i temi legati a tutto il bacino del Mediterraneo. Viaggia molto di più, e alcuni suoi componimenti parlano di quello che ha occasione di vedere e sperimentare, ma anche il diverso clima culturale europeo lo influenza notevolmente.

L’uso delle metafore e dei simbolismi aumenta. Dal discorso esistenziale dietro alle sue opere si coglie una maggiore attenzione verso il singolo, inteso come motore di cambiamento.

Adonis, però, non ha scritto solo poesie, tra le sue opere troviamo anche alcuni saggi, molti dedicati alla letteratura, ma non solo. In particolare l’ultimo pubblicato in italiano ha risvegliato molto interesse: si intitola “Violenza e Islam” edito da Guanda. Si tratta di una conversazione, che diventa in realtà un’intervista con Houria Abdelouahed, dove i due riflettono sui temi che purtroppo ci assillano sempre quando si parla di Islam ora: il terrorismo, il destino delle primavere arabe, la presenza di Daesh da cui emerge un punto di vista che sa essere sia interno che esterno.

Buona Lettura!