Politica

Accordo di Muscat: le stranezze di John Kerry nella crisi in Yemen

Yemen
Alcune considerazioni sul recente accordo in Oman alla ricerca di una soluzione per la guerra in Yemen

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds Al-Arabi (19/11/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Nessuno può comprendere su quali fondamenta si basi l’amministrazione americana, personificata dal ministro degli Esteri, John Kerry, il quale sembra convinto che il recente accordo per risolvere la crisi in Yemen possa superare la capitale del sultanato dell’Oman, Muscat.

Allo stesso tempo, nessuno conosce le reali intenzioni di John Kerry e il suo interesse nella questione yemenita, insieme allo sforzo e urgenza che mostra nel raggiungimento e organizzazione di tali accordi, e questo mentre la regione araba brucia nella sua totalità, a partire dalla Siria – vittima dello sterminio operato da Russia, Iran e il regime siriano – fino all’Iraq, a un passo da una guerra regionale con la Turchia, sullo sfondo degli abusi perpetrati dalle milizie sciite per il controllo della città di Mosul.

Nella sua fretta, Kerry ignora uno degli elementi più importanti per il successo di qualsiasi accordo sullo Yemen, ovvero l’avvio di trattative col governo di Abd Rabbo Mansour Hadi e del suo ministro degli Esteri, Abdulmalik al-Mekhlafi, il quale ha riferito di non essere stato messo al corrente dell’incontro di Muscat e di conseguenza “quanto accaduto non lo preoccupa”.

Dalle dichiarazioni di Kerry si evince inoltre che il segretario di Stato americano ha incontrato l’erede saudita, Muhammad Ibn Sulman, e che l’Arabia Saudita e gli Emirati si sono accordati “sul cessate il fuoco”. Ciò nonostante, i combattimenti in Yemen continuano, il che vuol dire che le parole di Kerry non vengono prese sul serio oppure che la Coalizione Araba adotta la stessa leggerezza mostrata da Washington verso il governo di Hadi.

Ancor più strano è che le Nazioni Unite – il cui inviato speciale per lo Yemen, Ismail Ould Sheikh, è al centro di tutti i negoziati in corso – non hanno avuto un ruolo decisivo negli accordi, e il suo inviato ha dovuto, a malincuore, dare la sua benedizione, benché non abbia partecipato.

Kerry ha confermato tuttavia il suo doppio gioco, quando ha richiesto la partecipazione degli Houthi per accelerare l’accordo, proteggendo così gli interessi dell’Iran nella regione che ora potrebbero essere minacciati dal nuovo governo Trump.

Da parte sua, la Lega Araba ha accolto con favore l’accordo e la posizione del cessate il fuoco in Yemen, malgrado tutte le parti interessate abbiano dichiarato apertamente di continuare a combattere al fine di intralciare la diplomazia americana, deridere il consenso della Lega Araba e criticare l’assurdità del mondo a noi contemporaneo.

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