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Le sfide degli intellettuali nella Siria di oggi

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Di Akram al-Beni. Al-Hayat (6/05/2016). Traduzione e sintesi di Rachida Razzouk

I venti del cambiamento hanno messo gli intellettuali siriani davanti a nuovi orizzonti, spinti dalla speranza di rafforzare il loro ruolo per la promozione di una società libera e sana. L’eccessiva violenza ha messo alla prova la profondità delle loro scelte umane e la sincerità del loro impegno rivolto ad alleviare le sofferenze delle comunità.

In primo luogo gli intellettuali siriani non possono esonerarsi dal loro impegno umano e morale di respingere e condannare la violenza, in quanto essa incarna il disprezzo per l’uomo e l’aggressione ai più elementari diritti umani. Essa stessa è il frutto di potenze colpite da cecità ideologica che vedono nella forza e nella coercizione l’unico modo per imporre la loro autorità.

Nonostante la possibilità di un cambiamento pacifico stia svanendo e le brutalità si stiano esacerbando – emarginando il ruolo degli intellettuali ed indebolendo la loro voce – la storia dimostra che la strada della violenza è corta, costosa e priva di orizzonti. Il ruolo affidato agli intellettuali è dunque proprio quello di confutare la tesi della violenza, che diffonde un linguaggio di odio e di retorica dell’esclusione dell’altro e che rivela la brutalità e le barbarie estranee allo spirito del popolo siriano e alla sua storia.

In secondo luogo, i venti del cambiamento hanno segnato la fine dell’era delle ideologie. La speranza è quindi che gli intellettuali contribuiscano a promuovere la liberazione della società dal predominio di concetti e soluzioni preconfezionate, siano esse nazionaliste o comuniste o religiose, sostenendo il carattere spontaneo del movimento popolare. L’arrivo imminente delle forze jihadiste e di gruppi appartenenti all’Islam politico ha riportato la polarizzazione ideologica alla ribalta, allontanando la possibilità di ravvivare la libertà di pensiero e di critica, in una società in cui la tirannia ha demolito creatività e intelletto.

Il conflitto è scivolato ormai ad un livello primitivo; si palesa quindi una nuova sfida volta a tutelare l’identità nazionale oggi sotto accusa. Come possono tacere dunque gli intellettuali davanti al non rispetto dei nostri valori nazionali e all’intromissione delle forze straniere nei nostri affari?

Siamo giunti ormai al punto di deridere e ridicolizzare la primavera araba e le rivendicazioni del popolo per la libertà e la dignità, sulla base dei  risultati tragici che abbiamo raggiunto. Proprio per questo si dovrebbe puntare sulla responsabilità dell’intellettuale di diffondere una lettura obbiettiva di quello che è successo, per dimostrare altresì che ciò che alcuni chiamano un “autunno sanguinante” non è altro che una contro-rivoluzione che genera sempre più violenza e repressione. I venti del cambiamento sventolano la bandiera della democrazia contro la tirannia.

Il popolo siriano ha sperimentato tutte le opzioni ideologiche e politiche e i risultati sono stati dolorosi e deludenti: uno sguardo da vicino a dove siamo arrivati ci rivela che la più grande arretratezza è emersa quando le nostre élite politiche hanno considerato la democrazia come uno slogan estraneo ai nostri stessi diritti, ai nostri interessi e alla nostra cultura, sostenendo delle ideologie totalitarie che non ammettono il pluralismo, il dialogo e la convivenza e che al contrario consacrano l’unilateralismo e la tirannia.

Il risultato è che il dramma siriano è anche un dramma culturale, ponendo gli intellettuali di fronte a molteplici sfide che impongono di rivedere il loro ruolo e la loro posizione, confermando il loro impegno per i diritti e le libertà del popolo, cogliendo le opportunità più efficaci per alleviare il dolore e superare le crisi, opponendosi ad ogni forma di oppressione, violenza e abuso, che minacciano i concetti di cittadinanza, unità della società, ricchezza etnica e religiosa e sostegno alla scelta democratica.

Assumendo il giusto impegno contro la tirannia, dobbiamo arrivare a liberarci da ideologie obsolete e contribuire alla costituzione di correnti rinascimentali e a concetti di illuminismo moderno, per rispondere ai cori irrazionali e dogmatici che invitano a vivere in modo acritico e che si riempiono la bocca di verità assolute che non lasciano spazio a discussione e dialogo e che sono abituate a disprezzare il valore supremo della vita umana e i suoi diritti.

Akram al-Beni, giornalista e scrittore, ex detenuto dal regime siriano.

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