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I donatori di Londra e la storia dei due Stati in Siria

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L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (04/02/2016). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi.

Si è aperta giovedì 4 febbraio la Conferenza di Londra dove si sono riuniti i leader mondiali per discutere della crisi umanitaria siriana. Un paese ormai devastato dalla guerra civile e in cui decine di migliaia di profughi sono in fuga dalle loro case, dai loro villaggi e dalle città di Latakia e Aleppo, recentemente colpite dagli attacchi del regime siriano e dai raid russi. Moltissime sono anche le persone che vivono in città sotto assedio e che soffrono di carestia.

Le immagini di macerie che cadono sopra i bambini o quelle di civili fatti a pezzi sono state, in sintesi, ciò che la Russia e il regime di Damasco hanno presentato all’interno degli ultimi negoziati di Ginevra come forma di “miglioramento”, inteso a modo loro, dello stallo siriano. È proprio a causa delle continue operazioni militari in Siria che i colloqui di pace, avviati tra il regime di Damasco e l’opposizione, sono stati recentemente sospesi.

Lo stesso giorno della conferenza dei donatori a Londra invece, tre aerei cargo e un elicottero americano hanno trasportato armi leggere e munizioni provenienti dal Kurdistan iracheno per consegnarle, a quanto pare, alle forze del Partito curdo dell’Unione Democratica (PYD). Il fatto è stato preceduto dall’incontro dell’inviato speciale del presidente americano per gli affari del Vicino Oriente, Brett Makourk, con le Unità di Protezione Popolare curda (YPG). Sempre qualche giorno prima, il presidente del Kurdistan iracheno Mas’ud Barzani, ha dichiarato che i tempi sono maturi per indire un referendum su un futuro Stato curdo. L’ironia è che gli americani possono trasferire armi, munizioni e aiuti ai curdi siriani ma non al resto del popolo siriano, e bombardano qualsiasi area del paese ma non possono portare a terra gli aiuti umanitari!

È stata interessante anche la dichiarazione di questi giorni del ministro degli Esteri britannico Philip Hammond che sostiene che la Russia stia progettando di ritagliarsi un mini-Stato alawita in Siria. Prima di lui sono stati i funzionari turchi a sostenere questa idea ma non hanno mai ricevuto alcun ascolto. L’idea di uno Stato alawita ben si adatta a una condizione di debolezza del regime siriano, ma è chiaro che la presa di Damasco si è rafforzata su tutte le città. E, allo stesso modo, i russi si sono spostati verso la regione orientale dove hanno iniziato le loro operazioni militari. La carta alawita potrebbe essere giocata dalla Russia nel caso di un rovesciamento degli scenari attuali così che ne nasca un’area vitale coesa e legata alla sfera Russa, l’equivalente di uno Stato ebraico in mezzo allo scacchiere arabo.

Da un’altra prospettiva invece, stiamo assistendo ad una sorta di accordo implicito russo-americano a sostegno del Partito dell’Unione Democratica (PYD) e alle sue forze di Unità di Protezione Popolare (YPG). L’obiettivo è creare basi solide per la nascita di un possibile Stato curdo che si nasconda dietro il nome di Forze della Siria Democratica. Esattamente come il fratello “Stato alawita”, sarà una sfera di influenza in perfetta simbiosi con l’America e in ferma posizione contro la Turchia.

Vale la pena ricordare che l’ex primo ministro britannico, Tony Blair, poco tempo fa ha riferito che le condizioni in cui i confini del Medio Oriente sono stati tracciati sono molto diverse dalle circostanze attuali e che l’accordo Sykes-Picot è ormai scaduto. Ha inoltre aggiunto che è giunto il momento che “la Comunità Internazionale fornisca tutta l’assistenza possibile alle forze Peshmerga”. Le ragioni a sostegno della probabile nascita di due Stati, uno alawita e uno curdo, è lo stesso motivo per cui si è interrotta la rivoluzione siriana trasformandosi in crisi umanitaria.

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