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Turchia e Iran rivivono un conflitto del XVI secolo?

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Di Cengiz Candar. Al-Monitor (10/12/2015). Traduzione e sintesi di Alice Bondì.

La Turchia è ampiamente coinvolta in una crisi con la Russia che rischia di aggravarsi pericolosamente. Secondo molti, l’apertura di una nuova controversia – questa volta con Baghdad – non rappresenta una mossa saggia, ma bisogna fare delle valutazioni all’interno un contesto regionale più ampio.

La manovra turca, che coinvolge Bashiqa, una cittadina a nord di Mosul, può avere un fondamento logico nel più ampio contesto regionale, nel quale un asse Russia-Iran, allineato con Baghdad, si sta apertamente imponendo sulla Siria. Tale asse susciterebbe l’interesse anche del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), i cui partiti affiliati dell’Unione Democratica (PYD) e dell’Unità di Protezione Popolare (YPG) si stanno rivelando come le forze combattenti più affidabili e più forti sul territorio siriano contro Daesh (ISIS).

Soprattutto il PKK e il YPG hanno svolto un ruolo importante in Iraq nella liberazione della città di Sinjar dal sedicente Stato Islamico. Sinjar è geograficamente strategica, poiché comanda la più importante strada che collega Raqqa, la capitale de facto di Daesh in Siria, con il suo compenso più importante, Mosul, considerata una fortezza sunnita contro la capitale, Baghdad, e i suoi politici sciiti. Daesh ha preso Mosul nel giugno 2014.

Agli occhi di Ankara, c’è un asse lineare ben visibile che collega Teheran a Damasco e che attraversa Baghdad. Ma il quadro si complica ulteriormente a causa delle manovre della Russia, che potrebbe compromettere la posizione regionale della Turchia, soprattutto dopo l’ultimo conflitto scoppiato dopo l’abbattimento del jet russo da parte di alcuni missili sparati da un F-16 turco lo scorso 24 novembre.

Mentre l’assedio contro Daesh a Mosul sembra inviare segnali che fanno ben sperare che la città possa essere liberata in un prossimo futuro, la Turchia, tenendo a mentre questa situazione geopolitica, non ha intenzione di starsene a guardare. Tenendo conto della storia, quindi, stiamo assistendo ad un revival della perenne rivalità turco-persiano o turco-iraniana. Difatti, la Turchia ottomana e l’Iran safavide hanno combattuto più volte in Mesopotamia per il controllo dell’odierno Iraq nel XVI e nel XVII secolo. 

In seguito all’invasione americana dell’Iraq nel 2003, gli sciiti per la prima volta hanno preso Baghdad, alienando ulteriormente i sunniti e spianando la strada per la nascita di organizzazioni estremiste sunnite, come Al-Qaeda in Mesopotamia, che alla fine si è trasformata nello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria e successivamente nell’attuale Stato Islamico.

A questo punto, le condizioni per un riavvicinamento Ankara-Erbil (Governo Regionale del Kurdistan – KRG) sono diventate urgenti e fondamentali. È diventato un imperativo geopolitico.

Il governo islamico del presidente Recep Tayyip Erdogan e del primo ministro Ahmet Davutoglu si è dimostrato sempre più di come sostenitore e protettore degli arabi sunniti dell’Iraq. Tendo a mente tutto ciò, non dovrebbe essere difficile cercare e trovare una logica nell’ultima manovra della Turchia che coinvolge Mosul.

A parte la necessità che il KRG funga da “cuscinetto” tra Turchia e Daesh, lo stretto rapporto con l’iracheno Partito Democratico del Kurdistan – potenziato dalla presenza militare della Turchia alle porte di Mosul – dà il vantaggio ad Ankara di affossare qualsiasi parvenza di un autogoverno curdo di un PKK, affiliato alla Siria settentrionale e orientale, che sarebbe un rivale di Barzani nel movimento pancurdo. Questo è un ulteriore riflesso della rivalità turco-iraniana nel panorama politico curdo e della Mesopotamia.

L’Iran, il secondo più grande fornitore di gas naturale alla Turchia, ha annunciato di aver dimezzato le sue esportazioni dopo l’affare Mosul-Bashiqa. E questo non può essere semplicemente di una coincidenza.

L’ombra della storia e il ritorno della rivalità turco-iraniana in Mesopotamia rivive quindi alla luce delle nuove circostanze, delle condizioni e degli allineamenti regionali in continua evoluzione del XXI secolo.

Cengiz Candar è un giornalista turco.

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