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“Lascia che accada” di Paul Bowles

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lascia che accada Paul BowlesPubblicato nel 1952, “Lascia che accada” può essere definito un’autobiografia romanzata dell’autore, Paul Bowles, che visse a Tangeri dalla seconda metà degli anni Quaranta fino alla morte, avvenuta nel 1999.

A chi gli chiedeva perché avesse deciso di vivere a Tangeri rispondeva perché era affascinato dai musicisti jilala che cadevano in trance e perché a Tangeri tutto era lecito, anche l’illecito.

Il romanzo narra le vicende di Nelson Dyar, un bancario americano annoiato dal lavoro e dalla opprimente presenza della madre, che ad un certo punto decide di mollare tutto, lasciare New York e trasferirsi a Tangeri dove raggiunge il vecchio amico Jack Wilcox che gli promette un nuovo lavoro ed una nuova vita.

L’arrivo a Tangeri segna per Dyar una svolta drammatica e definitiva nella sua esistenza. Nel breve arco temporale nel corso del quale si svolgono le vicende narrate, il protagonista scivola verso un decadimento fisico e morale che sembra essere per lui l’unica strada percorribile per toccare il fondo e catarticamente risalire la china. Ed ecco quindi Dyar perdersi fra bordelli e luoghi esotici, in compagnia di uomini senza scrupoli e di donne pronte a tutto pur di affermare il loro potere sugli altri, fra fiumi di whisky e nuvole di kif per stordirsi incessantemente e commettere crimini che nella sua vita precedente non avrebbe mai nemmeno immaginato di commettere.

Sullo sfondo una Tangeri che avvolge i protagonisti come una ragnatela, vicoli bui nei quali dimora una umanità alla deriva, gente che vive di piccoli espedienti, di crimini più o meno grandi, un microcosmo parassita annidato nelle pieghe di un altro microcosmo popolato dai molti occidentali che in quegli anni sceglievano di vivere in uno dei luoghi ritenuti più esotici ed affascinanti. Tangeri quindi come luogo di perdizione, luogo dove tutto ciò che in Occidente era proibito lì diventava non solo possibile ma a portata di mano. Tangeri come una enclave di illegalità dove gli abitanti locali si prostituivano con i ricchi ed annoiati occidentali per qualche bicchiere di whisky e pochi spiccioli.

Zona internazionale fino al 1956, prima di tornare al Marocco, Tangeri ha di fatto esibito una vocazione cosmopolita e tollerante, con la sua numerosa colonia di europei ed americani, cui si mescolavano arabi, berberi ed ebrei. Ed è proprio la vocazione tollerante, del vivi e lascia vivere, la nota positiva che si può cogliere nel romanzo di Bowles, una Tangeri spesso definita “maledetta” proprio perché terra di violenza, droghe, sesso e miserie umane prima ancora che economiche, ma al tempo stesso una Tangeri capace di accogliere e concedere a tutti quel briciolo di libertà altrove negato.

Bowles di fatto sdoganò la città dove presto arrivarono altri grandi scrittori occidentali, come Tennessee Williams, Trumane Capote ed i miti della beat generation, come Kerouac e Ginsberg.

Nel romanzo l’autore non lesina minuziose descrizioni della città, dei suoi vari quartieri, dalla Kasbah allo Zoco Chico, dalle spiagge ai caffè più o meno leciti, quelli dove si poteva assistere alle esibizioni dei musicisti in trance o dei bordelli di infimo grado nascosti nei retrobottega.

“Lascia che accada” ci restituisce quindi il quadro di una Tangeri maledetta, nei cui vicoli vive una umanità ai margini che però inaspettatamente diventa modello per un’altra umanità, ricca ed annoiata, che nel degrado e nel pericolo sembra trovare la sola via di riscatto.