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30 giugno: l’Egitto in cinque anni

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Sono trascorsi cinque anni e l'Egitto è diventato un laboratorio per importanti progetti portati avanti dagli sforzi egiziani e dalle partnership arabe e internazionali

Di Abdallah Ibn Bajad Alotibi, Sharq al Awsat (1/07/2018). Traduzione e sintesi di Sabrina Campoli.

La situazione e il futuro sono cambiati in Egitto e nel mondo arabo dopo il clamoroso declino della primavera egiziana, del fondamentalismo e del terrorismo, noti durante quel periodo: sabato 30 giugno sono trascorsi cinque anni dal grande evento.

Le sfide economiche affrontate dallo Stato e dal popolo egiziano si sono concluse in cinque anni? Certamente no, ma la domanda più importante è, che cosa ha ottenuto l’Egitto dal caos di quella primavera?

La risposta è che le sfide economiche sono raddoppiate, ma la cosa più importante da capire in questo contesto è qual è stato il vero impatto del più grande evento dell’epoca egiziana sulla regione e nel mondo arabo in generale. I Fratelli Musulmani e i loro alleati, che all’inizio delle proteste avevano dichiarato di non volere alcun potere e responsabilità, anzi, sostenevano i giovani scesi nelle piazze, alle prime elezioni non hanno esitato a fare tutto il possibile per ottenere il massimo del potere e sono ricorsi a tutte le barbarie e le violenze possibili per controllare le due istituzioni che non potevano denigrare: il sistema giudiziario e i media. Queste azioni sono state interamente appoggiate dalle iniziative turche e iraniane, ostili ai Paesi arabi, con pieno appoggio del Qatar e dell’ex Presidente degli USA Obama, amico dei Fratelli musulmani presenti in Qatar e Iran. Ma il 30 giugno del 2013 l’Egitto ha alzato la testa: il popolo egiziano, sostenuto dalle milizie, ha riconquistato il prestigio e la sovranità del Paese, ha difeso la storia e il valore, ha riempito le strade e le piazze a sostegno del rovesciamento del fondamentalismo, del caos e del terrorismo, e ha fatto la storia. L’Arabia Saudita si mostrò a sostegno del popolo egiziano, così come gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait, l’Amministrazione Obama venne messa a tacere e l’Egitto tornò alla stabilità.

Sono trascorsi cinque anni e l’Egitto è diventato un laboratorio per importanti progetti portati avanti dagli sforzi egiziani e dalle partnership arabe e internazionali, il più importante dei quali è il Canale di Suez, in aggiunta a progetti di investimento in cooperazione con l’Arabia Saudita nel Sinai e altri progetti con gli Emirati Arabi Uniti. È diventato chiaro al popolo egiziano chi sono suoi alleati e chi suoi avversari. Il terrore che ha colpito molti luoghi in Egitto è il terrore dei Fratelli Musulmani, di coloro che sostengono questo terrorismo con denaro, cospirazioni e posizioni politiche; sono i nemici di ieri, Iran, Turchia e Qatar.

Gli amici, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait continuano a sostenere e costruire un futuro migliore per i loro paesi e popoli. Nello sviluppo della storia, politici di successo, intellettuali e scrittori razionali possono interagire con tutto ciò al fine di servire il futuro desiderato e realizzare i sogni. Il discorso in questo contesto riguarda i momenti di stabilità e di agitazione che l’intera regione vive su base giornaliera, ma gli indicatori generali indicano l’ascesa dell’asse della moderazione araba contro i suoi avversari; l’Egitto quindi ha bisogno di molto, ma i suoi “fratelli” hanno bisogno di esso.

Abdallah Ibn Bajad Alotibi, scrittore saudita interessato agli affari politici e culturali, ricercatore di movimenti e correnti islamici.

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